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ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI

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Francesco Caruso
Ambasciatore d’Italia presso l’UNESCO

Un palazzo aperto alla vita civile

Credo sia mio dovere rendervi partecipi del mio imbarazzo e della mia gioia; imbarazzo, giacché, come sapete, i diplomatici sono chiamati ad interessarsi di numerosi campi del sapere - le scienze dei rapporti internazionali, della cultura, dell’educazione, della società - ma quando talora accade di trovarsi tra filosofi, in un seminario di studi sulla filosofia, ci si trova un po’ impacciati. Tuttavia, questa difficoltà è oggi compensata da un sentimento di gioia. Noi diplomatici, ambasciatori, rappresentanti di un paese, infatti, siamo troppo spesso chiamati a salutare con entusiasmo persone che non conosciamo. In questo caso, invece ho molti elementi di cui compiacermi, dal momento che, essendo io napoletano, ho il privilegio di conoscere da lungo tempo il Presidente dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, l'avvocato Marotta, e la sede in cui egli opera, l’ambiente dell’Istituto. Dunque, si tratta per me di una partecipazione diretta, e poiché mi è stato concesso di parlare, ne approfitto per dire, benché io sia del tutto ignaro in materia di filosofia, fino a che punto sono felice di questo nuovo incontro, il quinto, con l’avvocato Marotta.
Ho incontrato l’Avvocato, per la prima volta in Tunisia, paese arabo, musulmano, dove, qualche anno fa, ero ambasciatore, e dove, presso alcuni licei, si insegnava filosofia. Questo insegnamento era il risultato conseguito da uno spirito aperto, il signor Karfi, il quale ad un certo momento era stato nominato Ministro della cultura, e Marotta colse prontamente l'occasione per venire a Tunisi. In quel periodo, l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici aveva stretto un’intesa molto felice con la Rai, la televisione italiana, per l’edizione di un’opera di estremo interesse, una storia del pensiero filosofico in ventiquattro cassette audiovisive, che vennero donate al Ministro della cultura Karfi per essere introdotte nelle scuole tunisine. Credo, Presidente Marotta, che siano state fatte molte cassette “pirata” di quell'edizione della Rai, per diffonderle nelle scuole. Da allora, il Palazzo Serra di Cassano a Napoli, che rappresenta una parte importante della storia della città e del suo pensiero, mi ha visto, a varie riprese, ospite dell'avvocato Marotta. 
È dunque di lui e del suo Istituto, piuttosto che di filosofia, che parlo per conoscenza diretta. Posso dirvi che il suo Istituto fa rivivere a Napoli la grande tradizione della filosofia, la tradizione filosofica propria della città di Napoli. Immediatamente vengono in mente i nomi di Giambattista Vico e, più vicini a noi, dei fratelli Bertrando e Silvio Spaventa: sono questi gli spiriti che aleggiano nella sede dove lavora Gerardo Marotta, che abitano quei luoghi dove si è invitati e dove nel corso di trenta anni, sono passate diverse generazioni – e infatti noi oggi celebriamo i trent'anni di questa intellighenzia napoletana. 
Serra di Cassano è il nome di una famiglia di quella aristocrazia napoletana che fu molto vicina alla monarchia che regnò a Napoli. Un figlio di quella famiglia, Gennaro Serra di Cassano, aveva aderito alla rivoluzione napoletana del 1799, e questa scelta gli costò la vita: egli venne decapitato, e da quel momento in poi il Palazzo Serra di Cassano -un monumento che si trova a duecento metri dal Palazzo reale e che dunque era la corte più importante situata nel cuore della città - è stato chiuso. Da allora, il grande portone del Palazzo è rimasto sbarrato, in segno di lutto della famiglia e di rottura con la monarchia, fino a qualche anno fa - se ben ricordo, quattro o cinque anni – quando, nel corso di una solenne cerimonia alla presenza di Hans-Georg Gadamer e di alte autorità napoletane e nazionali, il Palazzo è stato riaperto, per una sola volta, in segno di speranza di una rinascita civile della città. E tuttavia, in tutti questi anni, attraverso un'entrata secondaria del Palazzo, si accedeva comunque all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, che è il regno di Marotta e dei suoi docenti e collaboratori, dove sono passate diverse generazioni di giovani.
Vorrei a questo proposito citare uno dei padri fondatori dell'UNESCO, di quest'organismo delle Nazioni Unite che si propone di mantenere la pace attraverso la cultura, la scienza, l'educazione, la comunicazione: parlo di Julian Huxley che già nel 1947 aveva detto che i filosofi debbono uscire dalla loro torre d'avorio, debbono calarsi nella realtà e partecipare alla vita attiva. Credo che sia questo il grande privilegio di cui l'Italia e Napoli, in particolar modo, sono debitori all'attività svolta in questi trent'anni dall'Istituto: l'apertura ai giovani, lo sforzo per introdurli alla vita sociale, affinché - come preconizzava Huxley – la filosofia non sia una torre d'avorio, ma sia aperta a tutti. Considerando i trent'anni di storia dell'Istituto, mi viene in mente – permettetemi di dirlo - una citazione di Hegel, il quale diceva, nella prefazione alla Filosofia del diritto : “la filosofia è la comprensione del presente e del reale”, …“ogni uomo è figlio del proprio tempo”; ed anche : “la filosofia è il proprio tempo appreso col pensiero”. È questo un messaggio del quale l'Istituto si è fatto portabandiera. La presenza di tanti giovani ne è la conferma. Poco prima dell’inizio del convegno avete assistito ad un breve colloquio informale, nel corso del quale l’avvocato Marotta ha annunciato l’istituzione di borse di studio per giovani francesi, e noi tutti, compreso me che sono estraneo alla filosofia, abbiamo avvertito ciò che di meglio c’è nel messaggio dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici: l'apertura e la comprensione per i giovani, la loro partecipazione alla vita dell'Istituto. Presidente Marotta, ho avuto ancora una volta il privilegio di incontraLa nel corso della mia carriera. La saluto e saluto i trent'anni dell'Istituto. Lunga, lunga vita a Lei personalmente ed all'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.

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