Ricordi di un antico borsista
Ebbi il primo incontro con l’avvocato Gerardo Marotta e con l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici nell’ormai lontano 1982. Quell’anno mi fu assegnata una borsa di studio per seguire il corso su “Il ritorno dei filosofi antichi”, tenuto dal professor Eugenio Garin nella sede dell’Istituto. Questo allora altro non era che la casa dell’Avvocato, in viale
Calascione. Mi ricordo bene: i borsisti, seduti a un tavolo lungo e largo, seguivano con interesse l’esposizione sempre magistrale del professor Garin di un tema a lui caro come pochi: la rivoluzione culturale dell’Umanesimo con l’appello a una nuova biblioteca, la riscoperta dell’ermetismo e il nuovo volto di Platone proposto in Occidente da Marsilio
Ficino, il ritorno dello scetticismo e la sua funzione nel programma di Gianfrancesco
Pico, così legato all’esperienza savonaroliana. L’anno seguente queste lezioni furono pubblicate come primo volume delle “Lezioni della Scuola di Studi Superiori in Napoli”, promossa dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, una collana che poi ha visto il susseguirsi di titoli di grande spicco. Quella settimana (si era a maggio) il professor Garin tenne anche una conferenza al Palazzo Reale, su “Filosofia e politica in Bertrando Spaventa”.
Il ruolo svolto da Gerardo Marotta perché l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici si affermasse come una delle istituzioni culturali più importanti d’Europa è già contenuto in queste poche premesse. Intanto, il fatto che la prima sede dell’Istituto fosse proprio a casa sua indica fino a che punto esso rispondesse a un profondo impegno personale, in cui egli aveva posto tutto il suo essere. Sono evidenti, inoltre, i fini e i principi ai quali l’Istituto e Gerardo Marotta come presidente si sono sempre mantenuti fedeli: fare dell’Istituto un luogo d’insegnamento, da dove risuonasse la voce e la dottrina delle personalità più prestigiose della filosofia e delle discipline umanistiche; l’impegno per la pubblicazione dei risultati più fecondi della ricerca, molte volte in collegamento con l’attività didattica svolta nelle aule dell’Istituto; il fermo convincimento che l’attività intellettuale debba rispondere a una vocazione civile, intrecciandosi con le necessità e le aspirazioni dei cittadini, nella più consapevole continuità con la tradizione illuministica napoletana degli ultimi secoli. Ho avuto in seguito nuove occasioni, ancora come borsista, quindi come docente e ricercatore, di verificare – finalmente nella sede attuale di Palazzo Serra di Cassano – come il percorso intellettuale dell’Istituto sotto la sua Presidenza sia stato sempre segnato dalla rigorosa fedeltà ai principi ispiratori e dall’impegno più energico nel sostenere la filosofia, la scienza e i valori umanistici, in una prospettiva di progresso civile.
Ho l’impressione che Gerardo Marotta e l’Istituto non abbiano mai negato spazio, disponibilità intellettuale e appoggio a nessuna iniziativa che avesse spessore teoretico e dimensione civile. Come specialista di filosofia rinascimentale, in particolare come studioso di Giordano Bruno, voglio tuttavia soffermarmi sull’impulso dato dall’Avvocato a questi studi. Non si tratta soltanto del fatto che nel corso di questi anni, prima in viale
Calascione, poi a Palazzo Serra di Cassano, i più importanti studiosi della filosofia del Rinascimento siano stati invitati a presentare momenti importanti nella loro attività di ricerca e di studio (mi limiterò a fare i nomi di E.
Garin, e P.O. Kristeller, C. Vasoli e F. Secret, L. Firpo e D. P. Walker, Ch.B. Schmitt e A. Ingegno, G. Spini e H.A.
Obernian). C’è anche il sostegno costante offerto a convegni e riunioni di studiosi (sul “Platonismo rinascimentale” o sul “Copernicanesimo in Italia”, per esempio) dai quali sono nate poi importanti pubblicazioni. Gerardo Marotta ha avuto profondamente a cuore lo sviluppo degli studi
bruniani: è stato lui a promuovere, ormai da qualche anno, la realizzazione di una nuova edizione critica delle opere del Nolano, di quel grande che approfondì in modo decisivo la cosmologia copernicana e segnò il punto forse più alto della riflessione filosofica rinascimentale, con un’opera che resta senz’ombra di dubbio uno dei capolavori filosofici della prima modernità europea. L’entusiasmo dell’Avvocato ha avuto un ruolo decisivo nell’avviare ciò che oggi comincia ad essere una realtà: la nuova edizione critica delle opere complete di Giordano Bruno. Proprio quest’anno (grazie al lavoro filologico di Giovanni
Aquilecchia, che ha curato il testo italiano) assistiamo al raggiungimento della prima tappa: l’edizione integrale di tutta l’opera italiana, a cura di un insieme di brunisti europei sotto la direzione di Nuccio Ordine e Yves
Hersant. Aspettiamo che quest’impresa, che vede la luce a Parigi presso Les Belles
Lettres, abbia una continuazione nell’edizione del Bruno latino.
Questo sforzo di costante stimolo agli studi bruniani si è manifestato anche nel sostegno all’iniziativa di costituire, con la rivista “Bruniana & Campanelliana” (che celebra adesso il suo quinto anno di pubblicazioni), un organo specializzato per la ricerca sulla vita, l’opera, il pensiero e l’influenza dei due grandi pensatori dell’Italia meridionale. Non possiamo dimenticare, ovviamente, l’aiuto decisivo prestato alla costituzione del Centro Internazionale di Studi Bruniani che, nato appunto come emanazione dell’Istituto sotto la Presidenza di G.
Aquilecchia, ha come fine quello di portare a termine l’edizione critica delle opere
bruniane, incoraggiare la traduzione di queste opere in altre lingue (tra cui la traduzione spagnola curata da chi scrive), stimolare la ricerca sul pensiero di Bruno e, in particolare, contribuire efficacemente alla formazione delle nuove generazioni di studiosi
bruniani. La stessa cosa sarà successa in altri ambiti della storia del pensiero, dalla filosofia dei greci alla filosofia dell’idealismo tedesco e a quella contemporanea. Ma per quanto riguarda la cultura filosofica del Rinascimento e gli studi
bruniani, si deve riconoscere che il livello attuale della ricerca e i frutti ottenuti in questi ultimi vent’anni non sarebbero stati possibili senza la figura eccezionale di Gerardo
Marotta.
|