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ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI

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EMILIO HIDALGO-SERNA
Presidente della Stiftung Studia Humanitatis

Lettera a Gerardo Marotta

Carissimo avvocato Marotta‚
sono tornato dalla Spagna con trentacinque studenti ed alcuni professori tedeschi che hanno partecipato, nel mese di agosto, a un corso di lingua‚ cultura e letteratura spagnola presso l’università di Burgos.
Sento il bisogno di scriverLe questa lettera perché‚ purtroppo‚ non potrò il prossimo autunno venire a Napoli‚ come di solito, per continuare i seminari con il mio maestro Ernesto Grassi. Nelle scorse settimane ho pensato spesso ai giovani borsisti delle Scuole di Alta formazione organizzate nel Mezzogiorno dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici: questi giovani ora patiscono la Sua stessa incertezza per la continuità degli studi e della formazione. Mi domando come sia possibile la miopia di quelli che vogliono negare o ridurre i finanziamenti pubblici al più umano dei progetti privati che io abbia mai conosciuto. Vorrei dirLe quanto Le sono vicino in questa costante preoccupazione e fatica per trovare sempre di nuovo una via d’uscita per migliaia di giovani studiosi ancora disoccupati.
Mi viene in mente, a questo proposito, uno dei nostri incontri più belli alla Scuola di Alta formazione di Barile‚ in un pomeriggio ai primi d’ottobre del 1996. Sensibile e pronto a ogni iniziativa‚ attento e appassionato nel continuare a lottare per il rinnovamento del Sud e per la costruzione della cultura umanistica europea‚ Lei si presentò improvvisamente nell’aula gremita in cui‚ insieme ai giovani borsisti dell’Istituto‚ c’erano con me e con mia moglie oltre ottanta ascoltatori, tra studiosi‚ professori di liceo‚ studenti e altre persone di Barile‚ di Melfi e di alcune piccole città vicine che seguivano con grande interesse la seconda lezione sul Barocco spagnolo e in particolare l’interpretazione filosofica del dramma della morte di Don Chisciotte‚ cioè dell’ultimo capitolo del romanzo di Cervantes. A quel punto l’agonia del folle cavaliere della Mancia‚ che era tornato ad essere Alonso Chisciano il Buono per morire ora savio sul palcoscenico della sua storia‚ fu interrotta da uno spontaneo applauso che La costrinse a prendere subito la parola. Mai dimenticherò l’entusiasmo‚ la forza e il fascino del Suo discorso. La Sua tenace difesa dei valori dell’Umanesimo latino e della necessità di educare i cittadini per formare una nuova classe dirigente mi fece sentire sicuro di aver trovato in Lei un maestro di vita.
La ringrazio per il cortese invio dello splendido volume contenente il riassunto delle relazioni per il prossimo convegno su “Giambattista Vico y la cultura europea. Pensar para el nuevo siglo”, che avrà luogo all’Università di Siviglia dal 4 al 9 ottobre 1999 grazie al generoso contributo del Suo Istituto. So che l’infaticabile professor Antonio Gargano sta risolvendo ora gli ultimi problemi riguardanti il viaggio dei relatori italiani che parteciperanno al convegno internazionale dedicato al nostro più importante umanista.
Molti ringraziamenti anche per il libro di Ernesto Grassi Retorica come filosofia. La tradizione umanistica‚ volume curato dal professore Massimo Marassi. È stato Lei‚ caro Avvocato‚ a voler promuovere e pubblicare‚ insieme alla Stiftung Studia Humanitatis‚ questa bellissima collana di saggi sull’Umanesimo europeo e di testi umanistici latini accompagnati da traduzioni italiane e introduzioni.
A che cosa serve la ricerca e l’interpretazione della nostra tradizione se poi la diversità dei risultati non può essere espressa liberamente in una stessa sede accademica? Solo Lei ha reso possibile‚ per esempio‚ che i più grandi interpreti dell’Umanesimo e del Rinascimento – Eugenio Garin‚ Ernesto Grassi‚ Paul Oskar Kristeller‚ Paolo Rossi‚ Cesare Vasoli e altri ancora – riuscissero a presentare le loro idee all’Istituto senza pregiudizi pseudoscientifici.
Senza la Sua generosa e liberale sensibilità di vero umanista‚ Ernesto Grassi non avrebbe potuto tenere i suoi seminari al Palazzo Serra di Cassano negli ultimi quattro anni della sua vita. Anche l’idea di organizzare un Convegno internazionale in memoria di Ernesto Grassi tenuto a Ischia dal 4 al 6 ottobre del 1993 e di raccogliere gli atti in due volumi‚ è nata come iniziativa Sua e del Segretario generale dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. Nell’aperta istituzione internazionale da Lei fondata e che presiede con grandi risultati‚ Lei e Antonio Gargano hanno accolto da anni la parola e l’opera del mio maestro‚ rispondendo così all’appello dei nuovi bisogni dell’uomo e di ogni nuova interpretazione della nostra tradizione. Il logos al quale l’Europa accademica e universitaria ha affidato il timone della storia non è più la radice né il vero sostegno dell’urgente rinascita di compiti comuni che risolvano la nostra crisi. Credo di essere d’accordo con Lei nel pensare che la scuola‚ la nostra università e la cultura europea mancano di fantasia‚ di creatività e di innovazione. L’erudizione‚ il monologo e la ricettività passiva della storia e delle tradizioni culturali non servono senza il rapporto umano‚ la comunità‚ la conversazione e la comune ricerca della verità.
Lei ha dimostrato benissimo come sia arrivata l’ora di Centri internazionali di dialogo che siano in grado di compiere – al di là del torpore accademico – quell’attività ingegnosa che Giambattista Vico riteneva inevitabile per «unificare cose separate e porre in correlazione cose procedenti in direzioni diverse». Mi auguro che il Suo Istituto possa continuare ad essere ancora per molti anni fedele a questo metodo inventivo che‚ sempre secondo Vico‚ implica «veder il tutto di ciascheduna cosa e di vederlo tutto insieme»‚ evitando il disorientamento umano rispetto alla res e ai «metodi che disperdono l’intendimento».
Con molti ringraziamenti e cordiali saluti, sempre Suo

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