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ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI

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Paulin D’Hountondji
Università del Benin

Da Napoli a Porto-Novo

Il mio primo contatto con l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici è avvenuto nel 1998, in occasione della ventiquattresima assemblea generale del CIPSH, cioè del Consiglio Internazionale della Filosofia e delle Scienze umane, assemblea che decise che io sarei stato uno dei vicepresidenti del CIPSH. L’assemblea generale successiva si svolse a Buenos Aires e io mi arrischiai a proporre di tenere la ventiseiesima nel Benin. Questa assemblea si è appena tenuta e con essa si è concluso il mio secondo e ultimo mandato di vicepresidente del CIPSH. Essa si è svolta al Centre Africain des Hautes Ètudes a Porto-Novo, e in margine a questa riunione è stato organizzato, con la collaborazione del programma UNESCO “Cammini del pensiero”, del CIPSH e del Centre Africain des Hautes Ètudes di Porto-Novo, un colloquio sull’incontro delle nazionalità che da molti è stato reputato importante. Da Napoli a Porto-Novo nel Benin, il cammino è lungo, ma vorrei sottolineare le somiglianze, dal punto di vista geografico e dal punto di vista storico.
Napoli non è Parigi. Napoli, nella storia della filosofia, non è Berlino. Napoli è Napoli, vale a dire, salvo errore da parte mia, la periferia del centro. Porto-Novo, al contrario, è periferia della periferia. È mia convinzione che già il solo scorrere il programma dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici – il suo programma didattico come anche il programma delle ricerche – significa vedere che lì avvengono cose estremamente importanti di cui non si sospetta il valore fin tanto che si resta a Parigi, Berlino, Londra, o altre capitali mondiali della scienza e del pensiero.
Sono convinto che bisogna moltiplicare, nel centro stesso e fuori del centro, fino alla periferia estrema del sistema mondiale, i luoghi dove “accadono cose”, perché la capacità inventiva è dappertutto e non è monopolio di alcuna cultura o civiltà. Napoli è estremamente importante, da questo punto di vista. 
È questa l’occasione per dire che in quelle contrade cosiddette lontane – ma lontane rispetto a che cosa? Laggiù sono le contrade di qui che vengono considerate molto lontane - ciò che si desidera è costruire insieme, nell’interesse di tutti, un sistema mondiale dove non vi sia più un unico centro e molte periferie, cioè un sistema mondiale multipolare, diffuso, dove per tutti qualcosa accada realmente; soltanto ciò può permettere una reale convergenza spirituale in tempi ragionevoli.
Certamente ciò che sto dicendo appare molto astratto. Ci vorrebbe più tempo per sviluppare il tema e per mostrarne le implicazioni pratiche e concrete. Ma è questa la mia maniera di dire come sia stato felice di incontrare l’avvocato Marotta a Napoli qualche anno fa, e di esprimere la profonda ammirazione che mi ispirano la sua opera e la sua estrema devozione alla causa del sapere e del pensiero.
Napoli è importante. Napoli è anche una ragione per andare oltre Napoli, verso tutto ciò che a Napoli somiglia.

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