Appello alle Nazioni Unite
Desidero esprimere la mia piena approvazione per l’appello a favore dell’insegnamento della filosofia e della sua storia, così come della ricerca umanistica nelle maggiori scuole superiori, licei e università di tutti i Paesi, lanciato dall’Avv. Gerardo
Marotta, Presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, anche a nome di numerosi altri istituti e studiosi, alle più importanti autorità dell’istruzione di tutti i Paesi e alle Nazioni Unite.
Oggi, sia la filosofia sia la seria ricerca umanistica, che si esplica nei campi della storia, della letteratura, delle lingue classiche e moderne, sono trascurate praticamente in tutti i Paesi, a favore di problematiche contemporanee di storia, di letteratura, di politica e di ideologia; lo studio serio della matematica e delle scienze naturali è subordinato a una tecnologia riconosciuta generalmente utile; e grande importanza viene data a teorie educative di dubbio valore e alle cosiddette scienze sociali, che sono di validità discutibile, ma derivano la loro validità dalla dubbia pretesa di poter prevedere il futuro, pretesa che si dimostra subito errata e che può essere paragonata a quella avanzata nel passato dall’astrologia, dall’alchimia e dalle altre scienze occulte.
Queste teorie correnti, sebbene completamente discutibili per i loro fini, i loro metodi e i loro risultati, sono ampiamente difese, mentre numerose discipline più solide sono respinte sulla base di argomenti ampiamente accettati, sebbene completamente erronei. La ricerca “tradizionale” è respinta a causa della importanza che essa annette alla tradizione occidentale, dall’antica Grecia all’Europa e all’America moderna, e a causa del suo supposto disinteresse per altre culture dell’Asia e dell’Africa, nonché per i contributi delle donne e per quelli di appartenenti a popolazioni non occidentali, specialmente africani, indiani d’America e asiatici che vivono all’interno dei paesi occidentali.
Concordo pienamente nell’opinione che in tema di opportunità d’istruzione, come in tutti gli altri settori della nostra società, non ci deve essere nessuna discriminazione nei confronti di alcun settore della nostra popolazione, che sia nera, o asiatica, indiana d’America o femminile, né nei confronti di settori quali l’ebraico, l’irlandese, l’italiano o il polacco (che nel non lontano passato erano soggetti a serie discriminazioni e sono ora arbitrariamente etichettati come bianchi e perciò come oppressori dei loro vicini africani, asiatici e indiani d’America). Anche la classificazione di tutti gli ispanici come una minoranza è arbitraria, perché molti di loro sono bianchi o misti. Ma la risposta alle passate ingiustizie del sistema educativo non deve consistere in un rovesciamento della discriminazione, né tantomeno in un abbassamento del livello degli studi, favorito oggi dall’incompetenza degli africani o degli asiatici, non meno che da quella degli studenti bianchi. È ampiamente provato che ci sono studenti africani e asiatici molto competenti, e che il solo criterio valido per l’ammissione ai licei e alle università deve essere il merito individuale di ogni studente che sia bianco, africano o indiano d’America, maschio o femmina. Per questa politica sono favorevoli anche la maggior parte degli studenti più competenti di sesso femminile e i neri africani. L’insegnamento a tutti i livelli di corsi sulle civiltà asiatiche, africane e non occidentali in genere dovrebbe essere riservato solo a quegli insegnanti che abbiano ricevuto nel loro campo la stessa preparazione rigida e specialistica (o avanzata), linguistica, storica e letteraria che hanno ricevuto gli insegnanti tradizionali di civiltà occidentale, della sua storia, della sua letteratura e della sua filosofia.
Per quanto riguarda la filosofia ogni studente di qualsiasi istituto dovrebbe ricevere una preparazione competente in discipline filosofiche quali la storia della filosofia, la logica, l’etica, la teoria politica e forse anche la retorica e la metafisica. I corsi in queste materie dovrebbero rendere capace qualsiasi studente competente (quali che siano il sesso, la razza, la classe sociale, la provenienza religiosa o etnica) di pensare, di discutere e di sostenere qualsiasi idea che egli sia arrivato a riconoscere come valida, e di confutare e di argomentare contro qualsiasi idea che egli riconosca come non valida. La tendenza attuale a sostituire le solide argomentazioni con proteste chiassose e dimostrazioni violente deve essere criticata, abolita e perfino punita. L’argomento usato spesso dagli studenti incompetenti e ignoranti consiste nel dire che essi non hanno bisogno di conoscere alcuno degli eventi che occorsero prima della loro nascita. Tale atteggiamento deve essere fermamente respinto, e gli studenti dovrebbero essere portati a imparare e a riconoscere che il mondo in cui viviamo è determinato da molti eventi e pensieri del passato e che è un nostro dovere, ed anzi un nostro privilegio, conoscere quanto più possiamo del passato. Essi devono anche imparare a capire che molti eventi del passato, del presente e del futuro non sono influenzati o determinati dai desideri individuali o collettivi, ma da poteri superiori e divini, che siano attribuiti alle divinità personali delle varie religioni o a più impersonali poteri riconosciuti anche da quelli tra noi che non seguono alcuna particolare tradizione religiosa.
24 settembre 1993
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