La costruzione di un’Europa organizzata
(Prefazione al volume Discorsi sull’Europa pubblicato dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici in edizione francese, italiana e tedesca. La proprietà letteraria di questi discorsi è stata donata da François Mitterrand
all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.)
Nota Giacomo Leopardi nei Pensieri che molti scrittori e conferenzieri, col passar del tempo, finiscono con l’imitare se stessi e ispirano noia: «Accade nella conversazione come cogli scrittori: molti de’ quali in principio trovati nuovi di concetti, e di un color proprio, piacciono grandemente; poi, continuando a leggere, vengono a noia, perché una parte dei loro scritti è imitazione dell’altra. Così nel conversare…».
Accettando la richiesta dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di pubblicare una raccolta delle mie dichiarazioni e dei miei discorsi sull’Europa, corro anch’io il rischio di “venire a noia” e di stancare l’eventuale lettore. Molte volte, infatti, mi sono ripetuto: da quel primo Congresso dell’Aia, nel 1948, presieduto da Winston
Churchill, fino alla Presidenza francese dell’Unione Europea, il cui esercizio ha coinciso, in modo forse simbolico, con la fine del mandato politico che i Francesi vollero affidarmi.
Tuttavia, in politica come in pedagogia, la ripetizione è probabilmente inevitabile, se si vuol convincere e trascinare: l’azione del responsabile politico, dovendosi fondare sull’adesione dei cittadini, ha bisogno di durare nel tempo.
Così è stato per la costruzione dell’Europa. Fu necessaria quasi una generazione affinché l’obiettivo dei firmatarî del Trattato di Roma – la costituzione di un mercato veramente comune – fosse infine realizzato; e una simile costruzione è stata possibile solo al prezzo del costante sforzo di alcuni dirigenti europei. Domani sarà ancora necessario proseguire ostinatamente in questi sforzi per dar piena applicazione alle disposizioni del Trattato sull’Unione europea – si tratti della diplomazia, della difesa, della cittadinanza o della giustizia. Lo stesso sforzo dovrà essere fatto quando si tratterà di definire, come credo sia necessario, l’organizzazione dell’insieme del nostro continente.
Perché, contrariamente a ciò che pensavano alcuni filosofi illuministi, il movimento naturale delle cose non conduce spontaneamente all’armonia dei cittadini né alla concordia dei popoli. Le tragedie del secolo scorso, come i drammi del tempo presente, hanno posto gli uomini della mia generazione al riparo da queste ireniche illusioni. Sappiamo ora che ci vuole infinitamente meno tempo e minor sforzo per distruggere una società che per riedificarla.
Per questo non ho mai cessato, insieme ad alcuni altri, di spingere per la costruzione di un’Europa organizzata, capace di assicurare ai suoi cittadini la pace e la prosperità, di un’Europa capace anche di garantire la propria difesa e lo sviluppo delle diverse lingue e culture che sono la sua ricchezza spirituale.
Memoria comune e volontà condivisa: questo il cemento di ogni durevole costruzione politica. La memoria àncora le fondamenta nel terreno profondo della Storia. La volontà è l’arco rampante che sostiene l’edificio nel suo innalzarsi. La duplice funzione del discorso politico è quella di mantenere l’una e suscitar l’altra.
I testi della presente raccolta, che l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici mi fa il grande onore di pubblicare, sono stati scritti o pronunziati con questo spirito, con una sola ambizione: contribuire, per quanto possibile, all’edificazione dell’Europa unita.
«Verum et factum convertuntur», diceva Giambattista Vico. Il vero è il fatto.
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