Maria Giuseppina Bruna
Nell’ambito della “Journée de la philosophie” l’UNESCO ha reso omaggio
all’opera svolta nel campo del sapere dall’Istituto Italiano per gli Studi
Filosofici, fondato e presieduto dall’avvocato Gerardo Marotta. Questa
importante Istituzione si iscrive nella lunga e feconda tradizione filosofica
napoletana che annovera, tra gli altri, pensatori come Giambattista Vico,
Benedetto Croce nonché i fratelli Spaventa. Il Presidente onorario
dell’Istituto, Ilya Prigogine, Premio Nobel 1977, ha scritto che
“l’Institut a donné l’exemple de ce que peut être l’humanisme
aujourd’hui”; oltrepassando i confini nazionali, “c’est un tresor
intellectuel de l’Europe toute entière”.
Profondamente ancorato nella realtà italiana e, al contempo, proiettato su una
scala europea ed internazionale, secondo la lungimirante volontà del suo
fondatore, l’Istituto si caratterizza per una innovativa pluridisciplinarità
ed una vivacità culturale che si manifesta anche attraverso la straordinaria
attività editoriale (pubblicazioni di opere in sei lingue antiche e moderne) ed
un generoso progetto di assegnazione di borse di studio per la ricerca. Ubicato
tra le mura secolari del palazzo Serra di Cassano, in un luogo altamente
simbolico, imbevuto di quel fervore libertario che ha guidato la Rivoluzione
napoletana del 1799, l’Istituto gode della più alta considerazione presso la
comunità scientifica e può vantare la collaborazione e il partenariato dei
più illustri intellettuali.
“Mécène des temps modernes” ed artefice di una gigantesca impresa
culturale totalmente inedita, l’avvocato Marotta ha saputo cogliere, come ha
ricordato nel suo intervento l’eminente filosofo Paul Ricoeur, le aspettative
delle nuove generazioni in materia filosofica aprendo la riflessione alle più
svariate branche del sapere ed anticipando la “visione liberale e
trasversale” della conoscenza. Attingendo al significato etimologico del
termine “liberale” e restituendogli la “force du sens”, privandolo
quindi dell’attuale connotazione economica e mercantilistica, Paul Ricoeur ha
sottolineato l’impegno morale e civile di divulgazione e di sensibilizzazione
che anima l’Istituto fin dalla sua fondazione, vocazione informativa alla
quale ottempera attraverso continui cicli di conferenze, seminari, convegni e
pubblicazioni.
Tributario dello spirito illuministico ed erede della filosofia crociana,
l’Istituto tenta di superare, come ha ricordato Ricoeur, il classico divario
tra teoria e pratica inserendo l’indagine filosofica nel campo morale e
investendo la riflessione di un ruolo storico imprescindibile.
La vocazione multidisciplinare dell’Istituto presuppone la necessità di
ridefinire il ruolo della filosofia all’interno della dinamica conoscitiva ed
il rapporto che deve unirla alle altre scienze. “Cerveau qui régit et régule
les organes grâce auxquels il vit”, “science hégémonique” che deve
coordinare e organizzare nell’investigazione conoscitiva tutte le altre
discipline, alle quali è legata da un vincolo di reciproca interdipendenza, la
filosofia deve aprirsi ad un dialogo fecondo e necessario con tutte le altre
scienze, sfaccettature di un sapere che è fondamentalmente uno. Guida alla
riflessione, la filosofia deve tentare, in un rapporto perfettamente paritetico,
di armonizzare ed equilibrare le innumerevoli dinamiche di ricerca, riconducendo
metaforicamente la molteciplità delle discipline e delle riflessioni
intellettuali all’unità, contribuendo, in tal modo, alla formazione di un
sapere nuovo in un’ottica di progresso informato al concetto illuministico di
Libertà. Investita di un ruolo federativo, la filosofia, ha sottolineato Paul
Ricoeur, deve promuovere questa visione pluridisciplinare e panoramica della
conoscenza, fondata sul dialogo e il confronto, diventando il veicolo
privilegiato di scambio e di circolazione dei saperi. In presa diretta con
l’attualità, essa si trasforma nella coscienza del suo tempo.
Questa concezione trasversale e liberale del sapere impone una ridefinizione
dell’approccio conoscitivo alla filosofia: non più materia morta da
affrontarsi con distacco, bensì eredità da relazionare al presente. La storia
della filosofia deve rappresentare un modo di ricollegarsi a concetti e
dinamiche del passato, conferendo loro una nuova attualità e restituendo loro
l’originale forza salvifica. Il contributo della riflessione filosofica deve
essere attivo e deve procedere, come ha ricordato l’eminente pensatore,
mediante il dialogo e il confronto tra discipline, correnti e generazioni
diverse, al fine di contribuire alla creazione di una nuova cultura, alba di una
nuova società più libera e a misura umana. L’allargamento dello spazio di
ricerca deve coincidere non soltanto con la creazione di competenti équipes
multidisciplinari incaricate di indagare l’indicibile complessità del reale,
ma soprattutto col riemergere della figura del savant, intellettuale competente
in innumerevoli campi, benché specialista di uno in particolare, persona che,
per la sua erudizione e la sua apertura mentale, sia ovviamente atta allo studio
multidisciplinare e che possieda sempre una visione globale della ricerca
conoscitiva. Se la storia della filosofia testimonia delle frequenti opposizioni
tra scienza e filosofia, questo scontro, spesso violento, ha permesso la
formulazione di teorie nuove di grande interesse per la posterità. L’assenza
di questo confronto coinciderebbe con una inevitabile crisi della filosofia, che
culminerebbe con la sua stessa fine.
Precursore di questa concezione trasversale e liberale del sapere, l’Istituto
si propone di favorire il dialogo interdisciplinare contribuendo
all’evoluzione delle mentalità e alla fondazione di una nuova cultura, arma
tutelare del progresso e della democrazia. In una dinamica di dialogo culturale
aperto, rivendicando la filiazione dall’Illuminismo e richiamando sempre la
passione libertaria del Risorgimento italiano, l’Istituto Italiano per gli
Studi Filosofici, calato in una dimensione nazionale ed aperto all’Europa ed
al mondo, incarna perfettamente la “nouvelle vision du savoir”, conferendo
alla filosofia quel ruolo federativo, vettore indispensabile per la nascita di
una nuova coscienza etica universale.
Maria Giustina Mozzanega
Dopo lunghi anni silenti, a Napoli, nel cuore dell’Italia mediterranea, il
palazzo dei Serra di Cassano ha assunto per la città quello che è sempre stato
il ruolo di un faro per le navi, garanzia e sicurezza per chi arriva e per chi
riparte, ammirando o lasciandosi alle spalle la zona fiorente di Posillipo e
l’allegria che, un tempo come oggi, ha sempre riempito una città coccolata
dalle onde, e nella quale la vitalità non si spegne mai, perché non vi è mai
la preoccupazione di far troppo tardi.
Sede dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici fondato ed eroicamente
sostenuto dall’avvocato Gerardo Marotta, il palazzo ha visto conservare la
tradizione illuminista fino ai giorni nostri, nella prospettiva di creare un
forte razionalismo critico a livello europeo con l’obiettivo, lo stesso del
resto dell’UNESCO, di operare nel senso di un forte appello alla pace.
Assistere a questa conferenza è stato un po’ come prendere parte ad
un’infinita conversazione universale fatta di pensieri tra le righe, di fini
ragionamenti posti all’attenzione per essere condivisi, più che espressi con
la forza di sostenere la propria opinione. Sono state fatte molte affermazioni
sul significato della scienza per eccellenza, che è la filosofia, e si è fatto
un bilancio sui trent’anni di attività dell’Istituto, ma la cosa più
interessante è stata per me cogliere gli stati d’animo che emergevano nei
discorsi, nelle testimonianze che ognuno portava e che hanno messo in luce, a
fianco della riconoscenza verso l’avv. Marotta, le emozioni legate al
“filosofare”. E così mi è tornata a risuonare dentro la stessa grande
emozione di quando, il primo giorno di terza liceo, ascoltavo incuriosita la
nuova professoressa parlare di “Filos” e “Sofia”, e ho capito che
l’amore per il sapere è la sete ineusaribile dell’uomo che cerca la
verità.
La frenesia e la monotonia della società odierna mi hanno sempre spinto a
sostenere che non esiste una “normalità”, ma piuttosto dei rituali, dei
ritmi ai quali la gente si abitua più per obbligo che per scelta, e che possono
finire col soffocare “il bambino che vive in noi”. La guerra sempre presente
(nel ’900 non c’è stato un solo anno che sia passato interamente senza
scontri e sono tuttora in corso centinaia di conflitti!), il crimine contro la
vita di chi preferisce una soluzione “easy and speedy” alla soddisfazione
data dal conquistare qualcosa, il “gioco” della violenza (ormai neanche più
vietato ai minori!) psicologica e fisica che si insinua senza rispetto in ogni
angolo della città, sono diventati per noi qualcosa di consueto, e questo è
ben più che spaventoso… D’altra parte, in un mondo in cui il denaro è il
solo mezzo per realizzare i propri sogni, e ci si stupisce a malapena di vedere
una macchina fotografica integrata in un cellulare, il dubbio è spesso visto
come una mancanza di intelligenza piuttosto che il contrario.
Eppure, nell’era spaziale della ragione, in un mondo che ciascuno riconosce
aggredito dal pessimismo e corroso dal cinismo, qualcuno riesce ancora a provare
meraviglia di fronte alla scoperta dei miracoli della natura e del meravigliarsi
stesso dell’uomo, ed è da questo meravigliarsi delle piccole cose che
scaturisce il dubbio, unico e inesauribile nutrimento della ragione. Se un
giorno, in futuro, l’uomo, per obbligo o per scelta, dovesse smettere di
pensare criticamente, quel giorno la notte calerà per sempre e l’umanità
intera avrà rinnegato la sua natura razionale. Se invece oggi, nel presente,
più uomini ragionassero insieme, un grido di pace invaderebbe luminoso
l’universo.
È con questo spirito di collaborazione, di condivisione e di ricerca che
l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici ha lavorato per trent’anni,
continuando ad accompagnare i giovani nel loro viaggio verso la conoscenza, per
far sì che essi prendano parte a quella “conversazione universale” senza
inizio e di cui mai essi vedranno la fine. Non impareranno la filosofia,
impareranno a “filosofare”; non cammineranno più al buio perché
avanzeranno verso la verità. E allora, se avranno qualche potere non abuseranno
della loro posizione, ma al contrario si faranno essi stessi mezzo di
solidarietà per gli altri.
È solo attraverso la comprensione e attraverso il cuore, infatti, che l’uomo
può sopravvivere, accettandosi nella misura in cui è capace di accettare gli
altri, senza rivendicare una libertà assoluta, ma accettando che questa finisca
laddove comincia quella altrui. Si diventa grandi solo se si è capaci di
restare bambini, di aprire gli occhi la mattina con la stessa curiosità e
innocenza, pur senza lasciare che l’ingenuità prenda il sopravvento.
Filosofare è abbattere le pareti della certezza, è distruggere ogni nostro
punto di riferimento per ricostruirlo o ritrovarlo altrove più solido, più
sicuro.
L’amore per il sapere è la ricerca di una verità assoluta, e proprio per
questo irraggiungibile, così come lo è la contemplazione simultanea delle
infinite facce di un unico immenso diamante. Forse l’uomo, attratto dalla
pietra, vi si avvicina e su una faccia vede riflesso se stesso, e crede così di
possedere in se stesso l’intera verità. Ma il filosofo, da più lontano,
apprezza meglio gli spettacolari riflessi delle infinite facce del diamante
nella sua purezza, e se ne innamora. Anche se non può possederla, egli sa che,
almeno in parte, ha intravisto la verità.
Daniel Campos Pavoncelli
Fin dalla fondazione, l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici ha dato
molta importanza all’attività di ricerca e di formazione accanto a quella
seminariale, creando sempre maggiori contatti e scambi fecondi tra studiosi,
ricercatori e organizzatori impegnati in programmi di indagini
storico-filosofiche e nell’organizzazione di mostre e di convegni.
L’Istituto si configura come una scuola di alti studi post-universitari,
centro di ricerca e di scambio culturale, al cui prestigio hanno contribuito e
contribuiscono a vario titolo moltissimi noti esponenti del panorama
internazionale. Tra i tanti si ricordino Paul Ricoeur, John Davis, Rita Levi
Montalcini, Marc Fumaroli, Konrad Gaiser e Hans-Georg Gadamer, convenuti da ogni
parte del mondo a infittire, nel corso della sua trentennale attività, la
formidabile rete di rapporti e di collaborazioni nel campo della ricerca.
L’intento di creare una vera e propria istituzione in grado di dare rinnovato
vigore ad una tradizione culturale come quella partenopea fu avanzato
dall’avvocato Gerardo Marotta, non senza difficoltà, manifestate dalla stessa
Università, allora incredula sulle possibilità di successo di una simile
impresa. Ma l’intenzione del Marotta prendeva le mosse proprio da un riesame
critico del metodo dell’insegnamento all’Università, che si configurava
sempre più specialistico e di carattere monologico. La vera innovazione infatti
risiede proprio nella forte attenzione rivolta dall’Istituto al rapporto
dialogico tra gli studenti e il docente, motivo di forte interesse per tutti i
giovani. Fino ad allora, infatti, le istituzioni filosofiche (in Germania e in
America esisteva un istituzione all’interno dell’Università) non si erano
preoccupate in maniera così sistematica e attenta del problema del dialogo.
Come sottolinea Eugenio Garin, “in realtà G. Marotta ha intuito a pieno il
senso di una cultura che sia, a un tempo, arte e scienza, politica e vita
morale, e che si esprime nelle cose concrete che produce e negli istituti che
alimenta. E non a torto ha costantemente parlato di filosofia…”.
Ora l’Istituto è sede di iniziative non soltanto filosofiche: basti leggere
il programma per capire che stiamo parlando di un vero e proprio forum di ampio
respiro, una versione aggiornata di agorà, il cui dibattito è aperto ad altre
aree della cultura. A questo proposito Ilya Prigogine, premio Nobel nel ’77 e
Presidente onorario dell’Istituto, si esprimeva con le seguenti parole:
“C’est aussi la variété des sujets qui frappe: depuis des études
historiques, philologiques, jusqu’à des études de physique et de
mathématique”. (‘è sorprendente la varietà degli argomenti : dagli studi
di storia e di filologia a quelli di fisica e di matematica’). L’Istituto
Italiano per gli Studi Filosofici assume dunque la dimensione di “un luogo di
incontro per gli studiosi, come una scuola di perfezionamento, come un centro di
ricerca”, come “un foro pubblico per le energie individuali disperse”,
eleggendo Napoli a centro di cultura indipendente, che già in passato aveva
accompagnato nel loro percorso storico-biografico intellettuali della levatura
di Benedetto Croce e Gianbattista Vico, alla cui opera l’Istituto
costantemente si ispira.
Ma non parliamo solo di un’istituzione italiana: dopo il Convegno di Vienna
sulla “Crisi dell’Università”, l’Istituto, e in particolare
l’avvocato Marotta (definito da Greisenegger un “instancabile difensore
della cultura e della ricerca”), ha organizzato con l’Università di
Strasburgo “Louis Pasteur” un grande congresso europeo con il titolo “La
recherche fondamentale” e ha ricevuto dalle istituzioni partecipanti il
mandato di pensare a nuove strategie per rinnovare la politica della ricerca in
Europa. Anzi, dice Greisenegger, “L’Istituto Italiano per gli Studi
Filosofici, grazie alle sue numerose attività in tutta Europa, è fra le poche
istituzioni a disporre già di una rete, alla quale i nostri istituti
universitari possono far riferimento”. Nella società contemporanea, che
mantiene un atteggiamento indifferente verso la filosofia (nelle scuole di molti
paesi, l’insegnamento della filosofia e della storia del pensiero scientifico
è da sempre ignorato o si riduce sempre più: milioni di giovani studenti
ignorano addirittura il significato del termine filosofia), l’Istituto
Italiano per gli Studi Filosofici, con seminari, corsi, conferenze e
assegnazioni di borse di studio che portano gli studenti a svolgere ricerche
simili a quelle di un docente, nonché con pubblicazioni anche in un
aggiornatissimo sito internet, si appella alle nuove generazioni educando le
forze creative e ribadendo l’importanza della cultura e della filosofia.
Alessandra El Hariri
La filosofia è un desiderio vivo, che non solo ci permette di capire la realtà
sempre più complessa in cui viviamo, ma anche di inserirci in essa e di
assumere un ruolo attivo nei cambiamenti che la riguardano. Attraverso la
filosofia cadono i pregiudizi e le diversità. Niente ci rende più liberi di
questa visione più ampia che, grazie alla filosofia, trova una collocazione
concreta nel nostro rapporto con il prossimo e quindi con la società attivando
l’ “impegno civile”. Come sostiene Benedetto Croce “è necessario che si
diffonda o si radichi, più che finora non sia accaduto, il sentimento che il
miglior pregio della vita è dato non dalle fortune materiali, non dagli
arricchimenti, non dai gradi conseguiti, non dagli onori, ma dal produrre
qualcosa di obiettivo e di universale, dal promuovere un nuovo e più alto
costume, una nuova e più alta disposizione negli animi e nella volontà, dal
modificare in meglio la società in mezzo a cui si vive, godendo di questa opera
come un artista della sua pittura o della sua statua, e un poeta della sua
poesia […]”; bisogna seguire l’orgoglioso esempio di filosofi che ci hanno
preceduti, come Giordano Bruno che lottando contro il vecchio mondo ha
dimostrato di essere libero a prezzo della vita.
È dunque compito del filosofo quello di guidare la società verso un sano
sviluppo e di superare la dicotomia tra filosofia positivista e filosofia
negativa, cioè tra una filosofia completamente proiettata verso il progresso e
fiduciosa nella scienza come mezzo di comprensione della realtà e anche
dell’uomo di cui forse ha dimenticato la spiritualità, e una filosofia che,
perduta la fiducia nella realtà e nel mondo, ricerca nell’uomo valori
assoluti, quasi trascendenti, o la conferma della sua condizione di infelicità
“cosmica”, ma che tuttavia rimane in genere una filosofia contemplativa e
disillusa, in cui è ormai esclusa ogni possibilità d’intervento e di
miglioramento del mondo e della società da parte dell’uomo.
Dunque, bisogna dare spazio ad una filosofia che recuperi il ruolo dell’uomo
nel mondo e il valore delle sue azioni e fare quindi del filosofo una figura
concreta che, attraverso il suo contributo e il suo esempio, riesca a diffondere
una cultura pratica e solida ma allo stesso tempo “spirituale”.
In questo senso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, un istituto che
da sempre ha lottato per l’affermazione della libertà dell’uomo, è stato,
ed è tuttora, uno strumento indispensabile per la diffusione della cultura in
tutta Europa (anche attraverso la stampa) ed anche di un ideale trasversale di
cultura.
Oggi, quando si discute tanto dei metodi educativi e dei programmi scolastici,
le università non sempre riescono a garantire una filosofia e una ricerca
composita, quindi una ridefinizione dei loro obiettivi sembra indispensabile. Il
punto è che la ricerca filosofica non deve privilegiare un “tipo” di
filosofia e rimanere ancorata alle dottrine tradizionali: in questo caso non si
potrebbe neanche parlare di ricerca filosofica perché non avrebbe alcun senso.
La filosofia deve essere liberale e questo è un principio dell’Istituto
Italiano per gli Studi Filosofici che, mezzo di “resistenza” intellettuale,
si fa portavoce dei sogni dell’uomo.
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