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Aldo Masullo - "Edmund Husserl: l’indicibile tempo e il pensiero radicale" (4/4)

Quarta lezione
Napoli, 24 novembre 2005
Il mondo della vita e la vita etica

 

Contrariamente a quanto indicato dal titolo, anche questa lezione è dedicata alla questione del fluire del tempo. Tuttavia, come non mancano di esplicitare Heidegger e Derrida, tempo e intersoggettività non sono problemi filosofici distinti, ma si fondano entrambi sul tema dell’esistenza. Nel rilanciare la domanda fenomenologica sul senso del tempo, Masullo sostiene che, sebbene il linguaggio non esaurisca l’esistente, il fatto empirico che ogni lingua abbia almeno un termine per esprimere il tempo offre un indizio. Da qui il titolo dell’intero seminario: l’indicibile tempo. Tuttavia, vi è qualcosa alla base di questi tentativi di istituzionalizzazione della nozione di tempo, ed è di questo qualcosa che la fenomenologia si interessa. L’aggiunta 9 al §39 del Per una fenomenologia della coscienza interna del tempo permette di fare un ulteriore passo in avanti: il vissuto dell’effetto del cambiamento è il tempo, ma la ritenzione non è un atto, bensì coscienza istantanea cosciente di sé. La coscienza non è infatti nient’altro che la permanenza dell’essere saputo. Attraverso la riduzione eidetica, è possibile mettere da parte l’accidentalità del fatto e concentrarsi esclusivamente sulle condizioni di possibilità di ogni atto di coscienza. Tale indagine è quindi pura in senso kantiano, e similmente all’universalità trascendentale, non perviene a una universalità empirica, bensì a un sapere apriorico. L’impresa fenomenologica non mira quindi a individuare una oggettività trascendente, bensì cogliere il carattere di manifestatività della vita, l’inseparabilità di sensibilità e vita.

E. Husserl, Per la fenomenologia della coscienza interna del tempo, a cura di A. Marini, FrancoAngeli, Milano 2011, pp. 47-49
 

§ 2. La doppia intenzionalità della ritenzione e la costituzione del flusso di coscienza (pp. 106-108)

Il duplice carattere dell’intenzionalità della ritenzione ci dà un’indicazione per risolvere il problema di come sia possibile sapere che il flusso costituente ultimo della coscienza ha un’unità. Che, a questo proposito, una difficoltà vi sia, non c’è dubbio: se un flusso chiuso (appartenente a un processo o a un oggetto che dura) è defluito, io posso benissimo rivolgere lo sguardo su di esso, ed esso forma, così pare, un’unità nel ricordo. Dunque, evidentemente, anche il flusso di coscienza si costituisce nella coscienza, come unità. In esso, per esempio, si costituisce l’unità di una durata di suono, ma esso stesso si costituisce a sua volta come unità della coscienza della durata di suono. Non dovremo aggiungere, allora, che questa unità si costituisce in una maniera del tutto analoga, che anch’essa è una serie temporale costituita, che, insomma, bisogna parlare di un «ora», un «prima» e un «dopo» temporali?
Dopo le ultime considerazioni, la risposta che possiamo dare è la seguente: è nell’uno ed unico flusso della coscienza che si costituisce l’unità temporale immanente del suono e, insieme, l’unità del flusso stesso della coscienza. Per strano (se non, a tutta prima, addirittura controsenso) che possa sembrare è proprio così: il flusso di coscienza costituisce la sua propria unità. E si può darne una spiegazione in base alla sua stessa costituzione essenziale. Lo sguardo può, innanzitutto, orientarsi attraverso le fasi, che «coincidono», quali intenzionalità di suono, entro il continuo avanzare del flusso. Lo sguardo può però anche volgersi sul flusso, su un tratto del flusso, sul trapasso della coscienza fluente dall’inizio alla fine del suono. Ogni adombramento di coscienza del tipo «ritenzione» ha una doppia intenzionalità: l’una è quella che serve per la costruzione dell’oggetto immanente, del suono, cioè quella che chiamiamo «ricordo primario» del suono (appena sentito), o più chiaramente, appunto, ritenzione del suono. L’altra è quella che è costitutiva dell’unità di questo ricordo primario nel flusso; ossia: la ritenzione, per il fatto stesso di essere coscienza d’«ancora», coscienza che trattiene, insomma, ritenzione, e anche ritenzione della ritenzione di suono già defluita: nel suo continuo adombrarsi nel flusso, essa è ritenzione continua delle fasi che sono state, via via, precedenti. Prendiamo una qualunque fase del flusso di coscienza (nella fase appare un presente di suono e un tratto della durata di suono nel modo dell’appena defluito): essa comprenderà una continuità di ritenzioni avente la propria unità nel «pre-insieme»; questa continuità è, a sua volta, ritenzione della continuità istantanea complessiva delle fasi del flusso che hanno continuamente preceduto (nel membro iniziale, essa è nuova sensazione originaria; in quello che continuamente è il primo membro seguente, cioè: nella fase d’adombramento essa è ritenzione immediata della sensazione originaria antecedente; nella fase istantanea successiva, essa è ritenzione della ritenzione della sensazione originaria antecedente, ecc.). Se ora lasciamo proseguire il flusso, abbiamo in corso il continuum del flusso, che la continuità ora descritta va modificando ritenzionalmente; e, qui, ogni nuova continuità di fasi che sono istantaneamente insieme, è ritenzione in rapporto alla continuità complessiva dell’«insieme» nella fase precedente. C’è dunque una intenzionalità longitudinale che attraversa il flusso e che, nel corso del flusso, è in una continua unità di coincidenza con se stessa. Nell’assoluto trapasso, fluendo, la prima sensazione originaria si trasforma in ritenzione di essa, questa ritenzione in ritenzione di questa ritenzione, ecc. Con la prima ritenzione però, c’è, «insieme» un nuovo «ora», una nuova sensazione originaria legata a quella in una continua istantaneità, sì che la seconda fase del flusso è sensazione originaria del nuovo «ora» e ritenzione del precedente; la terza fase, una sensazione originaria e ritenzione della ritenzione della prima, ecc. A questo punto bisogna tener conto anche che la ritenzione non ha intenzionalità soltanto rispetto al proprio ritenuto immediato, ma anche rispetto al ritenuto di secondo grado che è compreso nell’atto di ritenzione e, da ultimo, rispetto al dato originario che, nella circostanza, è continuamente obbiettivato. Tutto ciò, in analogia con la presentificazione di una apparizione di cosa, ma anche rispetto alla cosa che appare o, meglio ancora, in analogia con il ricordo di A, che non è soltanto coscienza del ricordo, ma anche di A come ricordato in quel ricordo.
Così, noi pensiamo, grazie alla continuità delle modificazioni ritenzionali e al fatto che esse sono continuamente ritenzioni delle ritenzioni via via anteriori, si costituisce nel flusso della coscienza l’unità del flusso stesso come un ordine unidimensionale quasi-temporale. Se mi dirigo sul suono e mi immergo attenzionalmente nella «intenzionalità trasversale», (la quale fa continua esperienza dell’unità nella sensazione originaria come sensazione del rispettivo «ora» di suono, nelle modificazioni ritenzionali in quanto ricordi primari delle serie dei punti di suono defluiti, e poi nel flusso delle modificazioni ritenzionali delle sensazioni originarie e delle ritenzioni già disponibili), ecco lì il suono che dura e, nella sua durata, continuamente s’estende. Se invece mi atteggio secondo l’«intenzionalità longitudinale» e mi dirigo su ciò che in essa si costituisce, sposto riflessivamente lo sguardo dal suono (che ha avuto la sua determinata durata) a quello che nel pre-«insieme» è, in un punto, il novum della sensazione originaria ed a ciò che, secondo una serie continua, con esso viene insieme ritenuto. Il ritenuto è la coscienza passata secondo la sua serie di fasi (dapprima, secondo la sua fase anteriore), e quindi, nel continuo avanzare del flusso di coscienza, colgo la serie ritenuta della coscienza defluita, col punto-limite della attuale sensazione originaria e la costante retrocessione di questa serie, dovuta al sopravvenire di nuove ritenzioni e sensazioni originarie.
A questo punto ci si può chiedere: posso con un solo sguardo trovare e cogliere l’intiera coscienza ritenzionale, inclusa in un pre-«insieme», del corso passato della coscienza? Evidentemente, il procedimento obbligato è, che io devo innanzitutto afferrare il pre-«insieme» stesso, il quale però si modifica continuamente, essendo ciò che è, solo nel flusso; il flusso, poi, nella misura in cui modifica questo pre-«insieme», è intenzionalmente in un processo di coincidenza con se stesso, costituisce unità nel flusso e, essendo uno ed identico, è nella modalità continua della retrocessione: in testa si aggiunge sempre del nuovo che defluisce subito, a sua volta, nel suo contesto istantaneo. Durante questo processo, lo sguardo può restare fissato all’insieme istantaneo che sprofonda; ma la costituzione dell’unità ritenzionale lo sopravanza aggiungendo sempre del nuovo. A questo punto può volgersi lo sguardo durante il processo, e sarà sempre coscienza nel flusso come unità costituita.
Vi sono, quindi, intrecciate nell’unico flusso di coscienza, due intenzionalità unite inscindibilmente e necessarie l’una all’altra come due lati di una sola cosa. In virtù dell’una si costituisce il tempo immanente, un tempo obbiettivo, autentico, in cui c’è durata e mutamento di ciò che dura; nell’altra, l’inserzione quasi-temporale delle fasi del flusso, che ha sempre e necessariamente il fluente punto-«ora», la fase dell’attualità e le serie di fasi pre-attuali e post-attuali (non ancora attuali). Questa temporalità pre-fenomenale, pre-immanente, si costituisce intenzionalmente nella coscienza costitutiva di tempo e come forma di essa. Il flusso della coscienza immanente costitutiva di tempo, non solo è, ma è fatto in un modo così strano eppure intelligibile, che in esso deve esserci necessariamente un’autoapparizione del flusso e quindi il flusso stesso deve essere necessariamente comprensibile nel suo fluire. L’autoapparizione del flusso non richiede un secondo flusso, è lo stesso flusso che si costituisce in se stesso come fenomeno. Il costituente e il costituito coincidono, anche se ovviamente non possono coincidere in tutti i sensi. Le fasi del flusso di coscienza, nelle quali si costituiscono fenomenalmente fasi dello stesso flusso di coscienza, non possono essere identiche a queste fasi costituite e, del resto, non lo sono. Ciò che nell’attualità istantanea del flusso coscienziale viene fatti apparire, sono fasi passate nella serie dei momenti ritenzionali dello stesso flusso di coscienza.

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