Il seminario ricostruisce la presenza e la rilevanza, nella filosofia del diritto di Hegel, di uno dei capitoli meno approfonditi dalla storiografia, quello del contratto, analizzandone la centralità nella critica hegeliana del contrattualismo e nella teoria dello Stato.
Bobbio prende le mosse dall’esame del momento del torto, appartenente nella trattatistica generale e nella tradizione giuridica al diritto penale, e che invece Hegel situa già nel diritto privato. Il torto corrisponde alla negazione del diritto; questo deve essere a sua volta negato affinché venga infine ristabilito. Il momento del torto e il ristabilimento del diritto attraverso la pena permettono il passaggio dal diritto privato al diritto pubblico, ovvero alla costituzione dello Stato. Questa tripartizione del passaggio da uno stato di natura alla società civile e, infine allo Stato, attraverso il contratto, segna la distanza della filosofia del diritto di Hegel dalla dottrina liberale, dove questo passaggio era, invece, immediato. La moralità, quale momento intermedio e caratterizzante il diritto privato e il riconoscimento di un individuo come persona, è ciò che consente il passaggio all’eticità e, dunque, all’assorbimento dell’individuo nello Stato.
Bobbio ripercorre i luoghi della riflessione hegeliana sul contratto nella filosofia del diritto, definendone le caratteristiche principali: una libera volontà comune, ma non universale, verso una singola cosa esterna. È su queste caratteristiche del contratto che Hegel poggia la sua critica alla teoria del contrattualismo quale fondamento dello Stato. A differenza del contratto, lo Stato non nasce da una libera volontà, ma da una volontà necessaria, non comune ma universale, che non riguarda una singola cosa ma tutti gli esseri umani. Da questa critica del contrattualismo e dalla forma di Stato che vi si oppone, emergono due conseguenze maggiori: se lo Stato non è fondato sulla libera volontà, ma sulla necessità, allora non è possibile sciogliere il vincolo con cui un individuo vi è legato; lo Stato mira all’interesse dell’universale, non all’interesse particolare dei singoli.Attraverso la riflessione sul contratto, Hegel chiude la tradizione contrattualistica che durava da più di due secoli. Bobbio sottolinea come non si possa fare a meno della categoria del contratto, se si vuole comprendere la condizione contemporanea dello Stato. La maggior parte dei rapporti pubblici che si svolgono nell’ambito dello Stato contemporaneo sono rapporti contrattuali. I gruppi che compongono la società, i partiti, le imprese, i sindacati, risolvono i loro conflitti attraverso compromessi e accordi di tipo contrattuale, non essendovi tra questi un potere talmente in alto da essere in grado di operare una mediazione. Anche nel caso in cui lo Stato riesca a fare opera di mediazione, esso non può farsi carico della sua tenuta. Questi rapporti possono essere paragonati ai rapporti internazionali, in cui i gruppi stabiliscono fra loro dei contratti che, come per la validità dei trattati internazionali, sono estremamente labili. Non sarebbe, dunque, possibile comprendere lo Stato contemporaneo senza aver chiara la funzione e l’importanza del contratto.
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