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Laboratorio
I Greci nello specchio del pensiero tedesco fra Ottocento e Novecento
A cura di Mauro Bonazzi
Lunedì 13
Mauro Bonazzi (Università di Utrecht)
Platone politico? Crisi della filosofia e crisi della democrazia
(Handout)
Martedì 14
Mauro Bonazzi
Leggere l’Antigone durante il nazismo: Heidegger, 1935
(Handout)
Mercoledì 15
Mauro Bonazzi
In esilio: Leo Strauss e Hannah Arendt
(Handout)
Giovedì 16
Carlotta Santini (CNRS, École Normale Supériore)
Nietzsche e l’ idea di classico: norma, forma e convenzione
L’uso (e l’abuso) della Grecia antica ha sempre giocato un ruolo di primaria importanza nella costruzione di una identità europea e occidentale. Dal XVIII al XX secolo l’idealizzazione del mondo greco e dei suoi valori ha generato una polarizzazione tra la Grecia e l’Oriente, che si è spesso tradotta in quella più specifica tra Atene e Gerusalemme. Alla base di questa opposizione è la convinzione che ciò che caratterizza la tradizione europea (e occidentale) sia la centralità della ragione. Questa convinzione deriva da un’appropriazione selettiva del mondo antico. Detto più chiaramente, una simile immagine della Grecia deriva da un confronto con Platone e i filosofi, che hanno messo il logos al centro delle loro riflessioni, e con loro soltanto. Che questa sia una descrizione fedele del mondo greco in tutta la sua complessità è però opinabile, come molti pensatori hanno avuto modo di osservare nel corso del XIX secolo e all’inizio del XX. La Grecia è una finzione euristica, un mito che la modernità si racconta per darsi un senso, in un momento decisivo della storia europea.