Casa della Poesia Reading
L'IDENTITA' MOLTEPLICE
con
SINAN GUDŽEVIĆ
Sinan Gudžević è uno scrittore e intellettuale slavo, una vera leggenda della letteratura dei Balcani. Nato in Serbia a Grab, nel Sangiaccato, di famiglia musulmana, vive a Zagabria, sposato con una cattolica. Rappresenta appieno il mix culturale che era la grande ricchezza della Jugoslavia.
La sua raccolta "Epigrammi romani", che comprende più di 100 testi, scritti tutti in distici elegiaci, frutto di suoi soggiorni a Roma, è stata pubblicata in traduzione nel 2006 presso la Multimedia Edizioni.
"I miei epigrammi non portano e non offrono nulla di nuovo. Tutto quello che c'è in essi, c'è da sempre negli epigrammi: qualche iscrizione tombale, qualche componimento scoptico, qualche distico arguto e malinconico, autoironico o pungente. Per me scrivere versi è un'attività strettamente intima, più perditempo che cerca verità, portare un pensiero all'espressione. La verità è un privilegio di filosofi, la poesia si occupa della nebbia e della tristezza nelle quali si trovano avvolti rispettivamente la verità e l'uomo." (Sinan Gudžević intervistato da Manuela Palchetti).
Traduce in serbo-croato poesia classica greca e latina (Anthologia Palatina, Teognide, Callimaco, Gregorio Nazianzeno, Ovidio, Marziale, Properzio) poesie e prose latine del Rinascimento (Petrarca, Vives, Giano Pannonio, Pico della Mirandola ecc.) gli epigrammisti germanici (Opitz, Logau, Czepko, Goethe, Schiller, ed altri). Ha tradotto dal portoghese una raccolta di epigrammi di Fernando Pessoa.
Ha scritto una serie di testi sulla guerra linguistica serbo-croata.
Ha tradotto in italiano insieme con Raffaella Marzano i libri di Izet Sarajlić "Qualcuno ha suonato" (vincitore del Premio Moravia 2001) e "Libro degli addii".
Risiede attualmente a Zagabria.
Scrive Boris Novak: « Sinan Gudžević è ormai una leggenda. Nelle letterature dei Balcani, della Mitteleuropa e del Mediterraneo non c'è nessuno che anche minimamente possa essere paragonato a Sinan. Sinan è un unicum, un originale. Sinan è una particolarità sui generis. I fautori dogmatici del concetto di identità - etica, religiosa, ideologica o qualsiasi altra - credono che l'identità sia esclusiva e monolitica. L'esempio di Sinan dimostra proprio il contrario: la paradossale verità di come l'identità sia molteplice, aperta e fluida. Anche l'originalità di Sinan non è una qualità che rappresenti una critica della tradizione in senso avanguardistico, al contrario, essa è il più nobile risultato, il fiore della tradizione. La parola tradizione nel caso di Sinan dobbiamo usarla al plurale: le tradizioni.»