Seconda lezione
Napoli, 22 novembre 2005
Il paradosso della filosofia e la fenomenologia del tempo
La lezione presenta e discute il vocabolario husserliano a partire dagli snodi teoretici del percorso di fondazione della fenomenologia del tempo. La presa in esame sistematica dei vissuti non può prescindere da una riflessione sul senso e sul significato di questo vivere, inteso da Husserl come il vivere una sensazione nel presente: vissuto è dunque, in ultima istanza, il venir vissuto nel suo essere presente. A partire da questa precisazione è possibile determinare la differenza tra Erlebnis e Vorstellung: laddove il vissuto indica il fatto, l’evento del venir vissuto di qualcosa, del presentarsi di un senso, la rappresentazione indica invece il rapporto che all’interno di questo evento vitale si viene a presentare. La Vorstellung è dunque ciò verso cui l’Erlebnis si orienta, e il rapporto logico che intercorre tra il vissuto e il proprio rappresentato è l’intenzione. All’interno di questa relazione, l’uomo può riconoscersi come tale sospendendo il giudizio sul qualcosa della rappresentazione, per meditare sulle forme dei propri atti di coscienza. Attraverso l’epochè è infatti possibile passare da una qualsiasi scienza umana all’indagine fenomenologica. Sebbene l’epochè goda di una lunga tradizione in filosofia, è solo con la fenomenologia che essa viene assunta a criterio metodologico di scientificità: Husserl rilancia così il tema, tipicamente moderno, della riflessione sulla fondazione epistemologica. Erede del trascendentalismo kantiano, Husserl delimita attraverso condizioni formali il campo dell’indagine fenomenologica, garantendole così quel rigore a cui la filosofia sola, tra tutte le scienze, può aspirare.
- Ferdinand Fellmann, Il riduzionismo e la fenomenologia di Edmund Husserl, 19 aprile 1985
- Friedrich H. Tenbruk: L’opera di Max Weber: metodologia e scienze sociali, 10 maggio 1986
- Lothar Eley, La concezione della fenomenologia e della psicologia in Hegel e Husserl, 1-4 ottobre 1991
- Klaus Held, La fenomenologia di Husserl e di Heidegger e i Greci, 2-6 novembre 1992
- Marcello Pera, Dal metodo della scienza alla retorica degli scienziati, 8-11 giugno 1992
Husserl, Idee per una fenomenologia pura, §80 (E. Husserl, «La relazione dei vissuti all’io puro», in V. Costa (a cura di), Edmund Husserl. Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica. Libro primo: introduzione generale alla fenomenologia pura, Mondadori, Milano 2008 (pp. 200-201)
§ 80 La relazione dei vissuti all’io puro
Ma basta con le teorie assurde. Nessuna teoria concepibile può indurci in errore se ci atteniamo al principio di tutti i principi: cioè che ogni intuizione originalmente offerente è una sorgente legittima di conoscenza, che tutto ciò che si dà originalmente nell’«intuizione» [Intuition] (per così dire in carne e ossa) è da assumere come esso si dà, ma anche soltanto nei limiti | in cui si dà. È chiaro che qualunque teoria può attingere la sua verità soltanto dalle sue datità originarie. Dunque, come dicemmo all’inizio di questo capitolo, ogni affermazione che si limiti a esprimere tali datità, esplicandole con significati loro conformi, costituisce effettivamente un cominciamento assoluto chiamato a servire da fondazione nel senso autentico della parola, un principium. In particolare, questo vale per le conoscenze eidetiche generali a cui normalmente si riferisce il termine principio.
In questo senso, chi si occupa di scienze della natura ha tutto il diritto di seguire il «principio» secondo cui per ogni affermazione intorno ai dati di fatto naturali si debbano interrogare le esperienze che ne costituiscono il fondamento. Poiché questo è appunto un principio, un’affermazione attinta immediatamente da una evidenza generale, e ce ne possiamo convincere in qualunque momento, chiarendo il senso delle espressioni usate nel principio stesso e portando a pura datità le essenze che vi corrispondono. Nello stesso modo, chi si occupa di scienze di essenze, e chiunque utilizzi ed enunci proposizioni generali, deve seguire un principio parallelo; né quest’ultimo può mancare, visto che già quello della fondazione di ogni conoscenza di dati di fatto mediante l’esperienza non è dato con evidenza nell’esperienza – come del resto ogni principio e ogni conoscenza eidetica in genere.