Prima lezione
Napoli, 10 gennaio 1983
Il concetto di inizio. Osservazioni preliminari sul metodo
Il ciclo seminariale che Gadamer dedica alla tradizione presocratica si rivela un’occasione preziosa per precisare in modo esemplare alcuni capisaldi della sua stessa posizione teorica.
Il primo problema cui ci si trova di fronte è l’inesistenza dei testi: la nostra conoscenza dei Presocratici risulta sempre mediata da testimonianze o da citazioni. Ciò apre alla necessaria precisazione – essenziale in prospettiva ermeneutica – sullo statuto del testo citato rispetto all’autore citante: una citazione è sempre l’illustrazione del punto di vista dell’autore citante, e non di quello citato, ed è in quanto tale (rispetto al contesto e alle finalità del testo citante) che va compresa.
Il secondo aspetto, su cui Gadamer si sofferma con particolare attenzione, riguarda il concetto di “inizio”. In che senso possiamo situare l’inizio della tradizione greca nel pensiero dei Presocratici? Si delineano tre diverse forme di “inizio”: (1) inizio storico-temporale, che è il più ingenuo e che risulta indecidibile; (2) inizio di un processo teleologico, comune ad Aristotele e Hegel; (3) inizio nel senso della “gioventù”. È quest’ultima nozione che Gadamer intende svolgere. Come la gioventù non è già definita per un fine, ma è più ricca di potenzialità che l’età adulta – è, cioè, una “promessa” –, così i Presocratici possono essere considerati come l’inizio di infinite possibilità inespresse.
- Hans-Georg Gadamer, L’inizio della filosofia occidentale, 11-22 gennaio 1988
- Hans-Georg Gadamer, L’ermeneutica e il futuro del pensiero, 4 dicembre 1991
- Ferdinand Fellmann, La teleologia storica in Vico e in Kant, 11 febbraio 1980
- Francesco Adorno, Aspetti della «filosofia» di Platone nella sua storicità, 18-22 maggio 1987
- Gianni Vattimo, Ermeneutica: questioni di confine, 24-25 maggio 1993
Lezione del 24 maggio
Lezione del 25 maggio (mattina)
Lezione del 25 maggio (pomeriggio)
Lezione del 26 maggio - Girolamo Cotroneo, Il metodo storico e i suoi problemi: Hegel e i «tipi della considerazione storica», 31 gennaio-3 febbraio 1994
- Aniello Montano, Giordano Bruno e i Presocratici, 9-13 ottobre 1995
- Hans-Georg Gadamer, Hegel e l’ermeneutica, tr. it. G. Dolei e E. Tota Bibliopolis, Napoli 1980
[Testo della conferenza tenuta dall’Autore presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, nell’aprile 1978] - Hans-Georg Gadamer, Le problème de la conscience historique, Publications Universitaires de Louvain 1963, [tr. it. Il problema della coscienza storica, traduzione di G. Bartolomeo, postfazione di V. Verra, nota di F. Donadio, Guida, Napoli 2004]
[Terza edizione, in collaborazione con l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, delle lezioni tenute a Lovanio nel 1958, tradotte in francese nel 1963 e pubblicate in versione italiana presso Guida, nel 1969] - Hans-Georg Gadamer, I presocratici e l’inizio della filosofia occidentale. Il terreno solido in Platone e Aristotele, in «Informazione filosofica», n. 10, dicembre 1992,pp. 5-12
- Friedrich Schleiermacher, Etica ed ermeneutica, a cura con un’introduzione di G. Moretto, Bibliopolis, Napoli 1985
- Otto Pöggeler, Heidegger und die hermeneutische Philosophie, Alber Verlag, Freiburg i. B. 1983, [tr. it. Heidegger e la filosofia ermeneutica, traduzione e cura di A. De Cieri, L’officina tipografica, Roma 1994]
- Adriano Ardovino, Heidegger. Esistenza ed effettività. Dall’ermeneutica dell’effettività all’analitica esistenziale (1919-1927), Guerini e Associati, Milano 1998
- Roberto Giusti, La potenza all’origine. Heidegger interprete di Aristotele, prefazione di V. Vitiello, La Città del Sole, Napoli 2000
L’inizio come gioventù
È necessario definire un altro concetto di “inizio”, un inizio che non è definito come la prima tappa verso il fine – in una maniera, cioè, nella quale la definizione di “inizio” dipende anche dalla definizione del “fine” (dall’idea assoluta di Hegel o da una sua modificazione nella storia del neokantismo: anche la struttura dei problemi eterni accessibile alla tradizione filosofica non è che il fine sul quale la storia dello sviluppo di un problema viene ricostruita dai pensatori).
Il terzo concetto oppone a queste modificazioni della teleologia un altro concetto di “inizio”, che è introdotto con una metafora come inizio nel senso della “gioventù”.
È chiaro che la gioventù non è già definita per il fine della vita; è chiaro che il giovane è più ricco nelle sue possibilità che il più maturo. Il fatto che, in questo caso, l’inizio abbia un contenuto più ricco che nella definizione teleologica costituisce il suo interesse: la gioventù è sempre una promessa. E in questo senso anche i Presocratici erano una promessa, non soltanto nel senso evidente (guardando la fine della filosofia hegeliana o lo sviluppo di un compromesso tra la posizione idealistica o altre posizioni storico-critiche). In questo senso io credo che l’inizio sia una categoria rilevante: dicendo che l’inizio non permette di esaurire tutte le sue implicazioni.
Naturalmente questo implica che questa ricapitolazione, questa ritrattazione dell’inizio da parte di differenti pensatori di oggi rivela differenti aspetti – è chiaro che ogni interpretazione implica in qualche modo la posizione dell’interpretante. In questo punto anche Eduard Zeller, il famoso storico della filosofia greca, di cui citavo un passo, dice che naturalmente senza una posizione, e cioè una posizione filosofica, non è possibile descrivere la storia della filosofia. Questa posizione è molto dibattuta oggi dal punto di vista della funzione dei pregiudizi nei miei contributi sull’ermeneutica […].
Come è possibile, allora, accedere a questo inizio di gioventù? Certo non in una forma diretta, perché non esiste una tradizione di testi. Vi sono solamente collezioni di frammenti, citazioni. È chiaro che questo non è un testo autentico, e che l’inizio sono i primi testi di Platone e Aristotele. Senza uno studio della forma e del contenuto dei riferimenti di Platone e di Aristotele è impossibile discutere l’inizio della filosofia ionica, di Parmenide e di Eraclito. Questo è il solo programma possibile, naturalmente non perché Platone o Aristotele sono autentici storici, non è questo il punto, ma anzi proprio perché non sono storici, perché sono [direttamente coinvolti] nelle prospettive verso il passato e i loro precursori. La loro posizione è importante indirettamente. È l’applicazione di un principio ermeneutico che io ho sviluppato e che naturalmente non è il mio, e cioè: una posizione è sempre una risposta. Non è possibile capire una posizione senza capire la questione alla quale questa posizione è una risposta. Questa è la logica di questione-risposta che ho sviluppato nella mia ermeneutica […].
Testi citati da Hans-Georg Gadamer
V. Mathieu, Questioni di storiografia filosofica. Dalle origini all’Ottocento, La scuola, Brescia 1975 (in cui è contenuto H.-G. Gadamer, I presocratici, in vol. I: Dai presocratici a Occam).
M. Heidegger, Der Begriff der Zeit. Vortrag vor der Marburger Theologenschaft - Juli 1924, Gesamtausgabe, Bd. 64, hrsg. von F. v. Herrmann, Klostermann, Frankfurt 2004; [tr. it. Il concetto di tempo, a cura di F. Volpi, Adelphi 1998]