Archivio delle attività

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Quarta lezione
Napoli, 30 aprile 1988

Libertà e dialettica

La lezione chiarisce il rapporto tra l’auto-generazione e l’apocatastasi, rispettivamente l’inizio e l’esito ultimo dell’ontologia pareysoniana. Intento a stabilire, nell’esperienza religiosa, il nesso e la differenza tra tempo e storia dell’eternità, Pareyson illustra la temporalità propria a quello che egli chiama, riprendendo l’espressione dell’Epistola agli Ebrei, il “Dio vivente”. È proprio nella storia (atemporale) e nel tempo, concepiti come intersecantesi tra loro nell’eternità, che opera la dialettica. Pareyson può pertanto distinguere fra una dialettica eterna proto-escatologica e una dialettica temporale innervata dalla tensione e dalla lotta. La prima, reale e vivente – giacché libera nella scelta –, si differenzia da una dialettica meramente logico-metafisica. Sul modello pascaliano, la seconda forma di dialettica (temporale) è caratterizzata come «diadica», ovvero disposta alla divaricazione e alla separazione, alla compresenza di termini irriducibili e in contrasto tra loro. Così, pur riconoscendo la grandezza del pensiero hegeliano, l’analisi pareysoniana se ne discosta fortemente. È tuttavia nell’interpretazione che Pareyson offre del Cristianesimo che viene a precisarsi il legame che salda le due dialettiche. La storia della salvezza è infatti chiamata, mediante l’espiazione e la redenzione, a riscattare escatologicamente la situazione protologica. Sullo sfondo vi è la concezione biblica dell’uomo peccatore, concezione rispetto alla quale la sofferenza diventa a un tempo destino dell’uomo e apertura al segreto dell’essere. Il “grido della croce” è a questo proposito emblematico: la sofferenza non è soltanto un patire, ma diventa, nell’ermeneutica pareysoniana, un vero e proprio agire, un patire attivo e quindi creativo. Del rapporto tra Dio e uomo Pareyson esamina in particolare tre punti: il rapporto tra il Giudizio e l’Apocatastasi, le corrispondenze tra le epoche dell’eternità (soffermandosi sulla correlazione tra la creazione e la separazione del bene e del male) e, soprattutto, il rapporto tra l’auto-generazione dell’inizio e l’apocatastasi finale come conciliazione fra totalità e libertà.

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