Diario della crisi

È possibile trovare le parole per esprimere lo smarrimento che proviamo, in questa sospensione del tempo attraversata da vertiginosi cambiamenti? Per dare voce all'esperienza della separazione dai nostri prossimi, che pure ci accomuna a tutti gli abitanti del pianeta? Per restituire le domande che ci poniamo, immersi in una sfera cognitiva dissonante, con la sensazione che ci sveglieremo da questo incubo in un mondo trasformato e da trasformare? Proviamo a trovare insieme queste parole.

Giacomo Fossa - A proposito del cosiddetto green pass e della voce filosofica

8 agosto 2021

Giacomo Fossa*

A proposito del cosiddetto green pass e della voce filosofica

 

In merito alla discussione sull’utilizzo del cosiddetto green pass la quasi totalità degli intellettuali, coloro che dovrebbero fare opera di conoscenza, come diceva Hermann Broch, e del Logos, non si è espressa. A porre il dubbio, e in modo sapiente e puntuale, sono stati invece Massimo Cacciari e Giorgio Agamben con un intervento che ha suscitato aspre critiche e che appare invece di grande pregnanza. La sapienziale concisione e precisione dello scritto non ha bisogno di corollari. È chiaro, ma forse non ai più, come né l’uno né l’altro siano medici o scienziati e come né l’uno né l’altro con quell’intervento abbiano preteso di sostituirsi alla scienza. Appellandosi solo all’esercizio del Logos e della critica socratica, essi hanno sottolineato l’«inconsapevole leggerezza» con cui si è presa la questione dell’inserimento della tessera verde, per l’implicita forma di discriminazione in essa presente. Il ragionamento attorno alle conseguenze di tale discriminazione e sugli effetti che l’imposizione della tessera verde può comportare all’interno della società è cosa che appartiene al discorso filosofico più che a quello scientifico. Pur tuttavia alla scienza, si direbbe all’epistemologia, inevitabilmente essi si sono abbracciati, e segnatamente lo hanno fatto nel ricordare - legittimamente - come il vaccino, verso il quale non è stata in ogni modo espressa opposizione, sia ancora in una fase di sperimentazione. Hanno abbracciato la scienza, cioè, nel momento in cui si sono appellati al dato empirico, che da Empedocle in avanti è momento fondamentale di essa. Per questo la questione della tessera verde - che privando il cittadino di alcune libertà sancite dalla costituzione e impedendogli l’accesso a luoghi della vita pubblica e della polis spinge in maniera inevitabile lo stesso all’acquisizione di essa - è un gesto da non prendere alla leggera poiché sottintende implicitamente la quasi obbligatorietà del trattamento sanitario ancora in fase progressiva, sperimentale, verso il quale, in virtù di tale ragione, dovrebbe invece sussistere libertà inalienabile di scelta.

 

Un aspetto però da non tralasciare riguarda l’importanza che, in un momento come questo, deve avere la filosofia. La presenza costante dei volti della scienza entro l’informazione dei media ha ipso facto escluso dal dibattito pubblico la voce della filosofia, alludendo in certo modo a una sua pretesa inferiorità, nel contesto del difficile periodo attuale, nei confronti della prima. La voce della scienza, imprescindibile al cittadino per la chiarificazione dei dati riguardanti l’evoluzione dell’epidemia, la malattia e i rischi che essa comporta, non deve però, a guisa di dogma, silenziare, in merito agli aspetti sociali dell’oggi, della vita degli uomini e di quella della polis, un’idea che appare ormai quasi disciolta, la riflessione della filosofia. Non si dimentichi mai quanto alta, profonda, limpida eppur irrisolta, dialettica sia la filosofia, quanto alato sia il segreto suono della vox filosofica, quanto fecondo possa essere il confronto e l’esercizio del Logos. Penso soprattutto alle giovani generazioni che devono avvicinarsi a tale esercizio facendone proprio il metodo. Nessuno auspicherebbe una società misologica, nemica del Logos, secondo il termine utilizzato da Platone nel Fedone. Alla misologia, parola che contiene in sé l’odio, va preferita appunto la filosofia, termine che racchiude, dando loro vicendevole forza, l’Amore e il Sapere.

La voce della filosofia non rimane mai dispersa in un passato lontano, irraggiungibile o museale: innervata della potenza dei savi, essa procede sempre dal passato, da ciò che è stato («la sola cosa che possiamo possedere con qualche certezza è il passato» ha detto Giorgio Agamben), trovando in esso il segno del presente. La voce della filosofia come quella espressa da Cacciari e Agamben, quando scende vivamente entro il tessuto del presente, non può essere ignorata: dovrebbe essere ascoltata compiutamente, presa in considerazione in un atteggiamento di rispettoso ed utile confronto.

 

*Giacomo Fossa

Compositore, direttore d’orchestra, studioso. Suoi scritti sulla musica e la letteratura appaiono sulla Terza pagina della Gazzetta di Parma, il quotidiano più antico d’Italia.

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