Sabato 9 aprile 2022, ore 9
L’incontro si terrà in presenza e sulla piattaforma Zoom. Per iscrizioni alla piattaforma Zoom inviare richiesta di adesione all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Convegno con il patrocinio di
Istituto I.S.A.P. Elvio Fachinelli
European Journal of Psychoanalysis
Università La Sapienza Roma
A SENTIMENTAL GIORNO
Ulisse interprete di Joyce
9,00 apertura lavori e introduzione
MASSIMILIANO MAROTTA Presidente Istituto Italiano Studi Filosofici
GIOVANNI DE RENZIS psichiatra psicoanalista SPI, IPA
PIETRO PASCARELLI psichiatra psicoanalista
9,30 -10,00
ENRICO TERRINONI Università per Stranieri di Perugia
Dearome: Joyce e il vecchio cimitero che fu Roma
10,00 -10,30
EMANUELA MUNDO psichiatra, psicoanalista ALIpsi
Al di là del senso: la lettura di Joyce e l’illeggibile in psicoanalisi
10 30 -10,45 Pausa
10,45 -11,15
LUCIANO DE FIORE Università Sapienza Roma
Marsorridendo Bloom l’acquofilo, il mare e le Sirene
11,40 -12,15
AMALIA MELE Psichiatra Psicoanalista ALdN, ALI internazionale
James Joyce: le parole imposte e la telepatia
DISCUSSIONE 12,15-13,15
15 00 -15 30
ELISABETTA SPINELLI psichiatra psicoanalista SLP, AMP
L’artista e La donna sono il sinthomo di Joyce. E se fosse Joyce il sinthomo di Lacan?
15 30 -16 00
GABRIELE FRASCA Università degli Studi di Salerno
L'uomo con la macchina da prosa
16 00 -16 15 Pausa
16,15 -16 45
FRANCO LOLLI psicoanalista ALIPsi, Espace Analytique
Dall’interpretazione dell’equivoco all’interpretazione come equivoco
16,45- 17 15
PIETRO BIANCHI University of Florida
Joyce avec Fredric Jameson. Storia, modernismo, interpretazione
17,15 -18,15 DISCUSSIONE
Nell'Ulisse di Joyce il romanzo e la lingua stessa si riformulano e rinascono a ogni nuova 'certificata' stesura, a ogni nuova lettura, a ogni nuova traduzione. E così oggi, a distanza di cento anni da quel fatidico 2 febbraio 1922, stiamo ancora impegnati a scoprire la novità dirompente che quel testo 'anarchico' continua a rappresentare, invitando a infinite interpretazioni e restando refrattario a ogni conclusiva cattura. La lingua prolifera su piani orizzontali lungo derive metonimiche, vi muore il soggetto inteso come personaggio e la trama si scolla dai suoi registri.
Si afferma al suo posto il soggetto dell'inconscio, un eterno Fregoli che si mette nei panni e nelle parole di chiunque. Inafferrabile e incomprimibile nelle coordinate anagrafiche di una qualsiasi identità stabilita, un'evanescenza istantanea e fugace eternamente ritornante che non ha genere, né cicatrici, né patria. Scompaiono così, almeno rispetto a una loro accezione classica, anche gli affetti, e in genere ogni effetto di soggettività. che dovremo sostituire con qualcosa d'altro che potremmo chiamare, con Lyotard, intensità. E' a questo soggetto polytropos che nel 'suo' Ulisse Joyce chiede e al tempo stesso dà voce.
Nel nostro incontro di oggi esponenti della letteratura e della psicoanalisi proveranno a 'ricercare' in un aperto confronto dialogico qualche eco che da quella voce infinitamente proviene.
Joyce ha nelle vene il duende, un potere così descritto da Lorca: «Il duende è un potere e non un agire, è un lottare e non un pensare». Non è una musa, non è un angelo, ma si impossessa di voi, [ ] brucia il sangue come un tropico di vetri, che estenua, che respinge tutta la dolce geometria appresa, che rompe gli stili, che si appoggia al dolore umano inconsolabile […] L’arrivo del duende presuppone sempre un cambiamento radicale di tutte le forme. Ai vecchi schemi dà sensazioni di freschezza completamente inedite, con una qualità di cosa appena creata, di miracolo, che arriva a generare un entusiasmo quasi religioso».