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In questa conferenza, organizzata dal centro di studi Erich Fromm, Aldo Masullo indaga le ambiguità che si annidano nel concetto di comunità. Partendo dal dato storico dei conflitti nel territorio della ex Jugoslavia, il filosofo individua la doppia tensione negativa che innerva ogni struttura comunitaria: da una parte, essa tende a escludere chi non vi appartiene, incoraggiando così atteggiamenti xenofobi, e dall’altra baratta la propria protezione con la compressione delle libertà individuali di chi vi fa parte. Autori come Flores d’Arcais ne ricavano una visione pessimistica della collettività, in cui l’individuo non sarebbe altro che strumento asservito a una soggettività superiore, mentre le correnti neo-comunitarie anglosassoni (MacIntyre e Walzer) vedono nella comunità il focolare intorno al quale ordinare convinzioni e sentimenti per costruire valori. Attraverso Fromm, Masullo sottolinea però che il rapporto tra individuo e comunità non è avventizio, bensì originario. È dal trauma dell’infrangimento dell’unità fusionale che si diventa individui in senso proprio, ed è solo rompendo «gli incestuosi legami» che l’emancipazione diviene possibile. Questa perdita non è altro che ciò che chiamiamo tempo o cambiamento, il terremoto interno che viviamo quando ci sentiamo strappare una parte di noi.

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