Archivio delle attività

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Quarta lezione
Napoli, 28 maggio 1992
La scrittura della storia

La lezione mostra le implicazioni legate al passaggio della storiografia dal campo epistemologico a quello «retorico» della scrittura e interroga con ciò lo statuto narrativo proprio al “discorso” storico. Il problema è chiarire come la storia, pur essendo di per sé una forma di “racconto”, si differenzi dal racconto di finzione (dal romanzo realista in particolare).
Ricœur illustra in primo luogo la critica antiumanista mossa dai post-strutturalisti francesi all’idea di storia quale «pratica rappresentativa», accusata, nel produrre dei meri «effetti» di senso, d’esercitare una funzione ideologica. Prosegue poi con il ricapitolare la posizione degli apologisti dell’immaginazione storica i quali, in ambito anglosassone, mettono in discussione i paradigmi che presiedono all’organizzazione del campo storico. Assimilati alle strategie interpretative in opera nelle composizioni di finzione in prosa, tali paradigmi contribuirebbero a determinare la natura della storia che s’intende raccontare, all’insaputa tanto dei lettori quanto degli stessi storici.
Il filosofo francese è così in misura di mostrare come le due posizioni critiche condividano in fin dei conti la stessa presupposizione fondamentale, ovvero che la forma narrativa è assolutamente costitutiva della forma storica e che – rispetto alle due modalità interne alla filosofia critica (la prova documentale e la spiegazione) – essa non è una semplice manifestazione che viene ad aggiungersi esteriormente, senza contribuire al valore cognitivo. Al contrario, essa rivela un’intrinseca «ambizione di verità» affidata precisamente alla dimensione narrativa del discorso storico, la quale fa in modo che l’accostamento fra la storia e la critica letteraria diventi proporzionale al distacco della storia dalla pretesa veridicità della scienza. La lezione si presenta pertanto come una messa in discussione dell’idea stessa di verità, la quale lascia aperta la questione: in che senso si può dire che la storia è un «racconto vero», in opposizione al romanzo che è un «racconto di finzione»? Viene così messa in evidenza l’aporia, l’«enigma», che occuperà Ricœur nella lezione successiva: come può esserci “verità” rispetto a qualcosa che non c’è più?

  • Remo Bodei, Memoria e modernità, 27-31 luglio 1998
  • Remo Bodei, Oblio e memoria nella formazione dell’identità collettiva, 28 giugno-2 luglio 1993
  • Mario Lavagetto, Romanzo e modernità:1890-1925, 3-7 agosto 1998
  • Sergio Givone, Filosofia e romanzo, 28-30 maggio 2003
  • André Jacob, Lingua e potere: posta in gioco antropologica di una critica di Roland Barthes, 12-16 aprile 2010

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