27-30 gennaio 2020, ore 16
Filosofie del Novecento
Laboratorio
Filosofie del lavoro, filosofie al lavoro
a cura di Matteo D’Alfonso e Leonard Mazzone
I parte
Lunedì 27 gennaio 2020
Matteo D’Alfonso (Università di Ferrara)
Momenti di una filosofia del lavoro nel Novecento
II parte
Martedì 28 gennaio 2020
Enrico Donaggio (Università di Torino)
Il prezzo della libertà. L’invenzione del lavoro
Mercoledì 29 gennaio 2020
Enrico Donaggio (Università di Torino)
Un’altra libertà. Reinventare il lavoro
Giovedì 30 gennaio 2020
Giancarlo Gaeta (Università di Firenze)
Il diario di Simone: la subordinazione che non ti aspetti
I parte
Lavoro borghese e lavoro operaio, entrambi intesi come modello di
interpretazione del fondamento della vita sociale, sono l’oggetto di
indagine di Max Weber ed Ernst Jünger. Si interrogheranno le due
fenomenologie del lavoro che essi hanno messo in campo e a quali
differenti ideologie del lavoro esse hanno messo capo, quella borghese
da un lato e quella operaia dall’altro. Entrambe intessono uno specifico
rapporto con la tecnica che in tal modo, e specialmente nel secondo,
entra a fare parte integrante del discorso sul lavoro.
II parte
A partire dalla modernità il dominio tecnico-scientifico sulla natura e i
tentativi filosofici di esercitare un analogo potere di controllo sulla storia
hanno costretto la filosofia a ripensare in profondità i rapporti fra teoria
e prassi. Nonostante il lavoro sia stato uno dei principali vettori di socializzazione
coatta della modernità, la riflessione filosofica ha rinunciato
a ripensare i suoi rapporti con la poiesis. Fatta eccezione per le concezioni
socialiste che hanno tentato di evidenziare il potere emancipativo
racchiuso nel lavoro, questa attività e il suo nesso potenziale con una
forma di libertà più impegnativa delle varianti liberali, repubblicane e
democratiche è stata trascurata o, nel migliore dei casi, sottovalutata
dalla filosofia. Il seminario vuole soffermarsi su alcune delle più rilevanti e
recenti eccezioni a questa tendenza: vi prenderanno parte quegli autori
che hanno accettato la sfida di intrufolarsi nei luoghi di lavoro per raccontarli
dal di dentro e coglierne le contraddizioni, senza mai rinunciare
a indicare il potenziale emancipativo racchiuso in un’attività che, oltre ad
agire sul mondo e a modificarlo, non ha mai smesso di trasformare – nel
bene e nel male – chi la compie.