27 marzo 2019
Scuola di Roma
Roma - Via Boncompagni 22
Seminari leopardiani
A cura di Massimiliano Biscuso
Programma
20-22 febbraio 2019, ore 17
Leopardi legge i filosofi
Mercoledì 20 febbraio
Leopardi legge Platone
Franco D’Intino (Sapienza Università di Roma)
Giovedì 21 febbraio
Leopardi legge Locke e Montesquieu
Stefano Gensini (Sapienza Università di Roma)
Venerdì 22 febbraio
Leopardi legge Kant
Massimiliano Biscuso (IISF)
27-29 marzo, ore 17
I filosofi leggono Leopardi
Mercoledì 27 marzo
Nietzsche legge Leopardi
Gaspare Polizzi (Accademia delle Arti del Disegno Firenze)
Giovedì 28 marzo
Gentile legge Leopardi
Amedeo Vigorelli (Università di Milano)
Venerdì 29 marzo
Martinetti legge Leopardi
Luca Natali (Università di Torino)
Rensi legge Leopardi
Franco Gallo (USR Lombardia)
La statura filosofica di Giacomo Leopardi è un dato ampiamente acquisito della leopardistica ormai da diversi decenni: la drastica riduzione che Benedetto Croce aveva fatto del pensiero del Recanatese a «pseudofilosofia». «moto passionale» di una vita ferita, fu messa in discussione già negli anni Trenta e Quaranta dello scorso secolo. Più recenti sono invece lo studio analitico della formazione filosofica e scientifica di Leopardi, grazie a un più attento vaglio delle fonti dirette, indirette e possibili, e delle sue frequentazioni intellettuali; come anche la ricostruzione di alcuni grandi temi del suo pensiero: la natura e le sue leggi, il nulla e la contraddizione, l'uomo e le sue peculiari caratteristiche (conformabilità, assuefazione ecc.), il linguaggio e le lingue.
Il corso intende indagare la relazione di Leopardi con alcuni capisaldi del pensiero filosofico, per comprendere sia il debito contratto dal Recanatese con i grandi pensatori della tradizione antica e moderna, sia il giudizio che ne ebbe: Platone, tanto modello di scrittura filosofica, quanto iniziatore di una inaccettabile spiritualizzazione dell'uomo e di una metafisica fantastica; Locke e Montesquieu, punti di riferimento fondamentali per la formazione di un pensiero che si volle radicalmente empiristico e sensistico, sia in ambito gnoseologico che linguistico; Kant, alla cui teoria del sublime, rivelatrice di una destinazione ultrasensibile dell'uomo, Leopardi oppose una teoria materialistica, rivelatrice solo dell'altezza dell'animo umano.
Chiude il corso una quarta lezione (che in realtà inaugura un secondo seminario, dedicato alle letture che i filosofi hanno dato del pensiero leopardiano), Nietzsche lettore di Leopardi: la relazione indagherà un rapporto, sotto il segno della "conoscenza tragica", che si è rivelato nel corso del tempo ben più importante e centrale di quello tra Schopenhauer e Leopardi.