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Prima lezione
Napoli, 14 giugno 1999
La ripresa della querelle des anciens et des modernes fra Seicento e Settecento

La querelle degli antichi e dei moderni nasce tra Seicento e Settecento, ma riprende il dibattito aperto da Petrarca: in quanto protoumanista, promotore degli studia humanitatis, il poeta aveva difeso il ritorno allo studio degli antichi contro coloro che egli definiva come moderni, alludendo ai teologi dell’Università suoi contemporanei, troppo astratti e formalisti. Petrarca non giudicava positivamente l’Università di Parigi, tanto che preferì ricevere il titolo di dottore a Roma e nelle sue lettere al papa di Avignone indicò che gli eredi della cultura antica nel mondo cattolico cristiano erano in Italia e non nei barbari del Nord. Così, quando i francesi ripresero nel Seicento la querelle degli antichi e dei moderni, eliminarono gli italiani dal dibattito, impostandolo tutto sullo scontro tra francesi e greci-latini. La polemica di Petrarca si riaccese anzitutto nel Cinquecento, ma divenne alla fine del Seicento una vera “guerra dei libri”, per usare le parole di Jonathan Swift (The Battle of the Books). In particolare, nel Cinquecento, Pierre de la Ramée introdusse la dialettica nella retorica, in contrasto con gli ideali petrarcheschi; in seguito, altri autori si contrapposero alla visione italiana della storia letteraria, come Jean Bodin, sostenitore dell’idea della translatio studiorum, secondo cui il sapere si era trasferito progressivamente dall’Asia fino in Francia. Tale concezione fu ripresa da Louis Le Roy che sviluppò una visione ciclica del tempo, individuando il centro del sapere moderno a Parigi. Montaigne invece riprese e approfondì il punto di vista petrarchesco negli Essais. Il rapporto dei moderni con gli antichi è descritto da Fumaroli con l’allegoria delle api e dei ragni, tratta da The Battle of the books di Swift.
L’esplosione in Francia della querelle propriamente detta risale al 1687 e al poema di Charles Perrault Le Siècle de Louis le Grand, ma Fumaroli dapprima ne descrive le origini italiane: un testo chiave sono i Ragguagli del Parnaso (1612-13) di Boccalini, tradotto in tutte le lingue d’Europa. Pubblicata a Venezia, l’opera dava alla Res publica letteraria un mito, quello del Parnaso, con Apollo, le muse, e un senato composto sia da antichi, tra cui i grandi filosofi greci e latini, sia da moderni, soprattutto italiani, come Dante, Petrarca, Ariosto e Tasso, ma anche da artisti del Rinascimento come Michelangelo. In particolare, la figura di Mercurio simboleggia la doppia temporalità della repubblica letteraria, in cui il passato e il presente convivono. Il successo dei Ragguagli fu immediato e provò che in Europa c’erano numerosi lettori in grado tanto di capire il suo doppio linguaggio allegorico-giornalistico, quanto di simpatizzare con l’idea di un’autorità letteraria e filosofica, che prendeva forza dal suo legame con la biblioteca, dunque dalla sua indipendenza da un potere politico o ecclesiastico con scopi immediati. Quando i Ragguagli furono editi la situazione politica-religiosa era drammatica: c’era il pericolo che l’Europa fosse conquistata dagli Asburgo, e che l’eredità dell’Umanesimo rinascimentale venisse soffocata dal nuovo impero con il pretesto della difesa della fede. Nei Ragguagli non c’è diretta allusione alla storia coeva ma si può cogliere il pensiero di Boccalini in un altro suo trattato, pubblicato postumo: la Pietra del paragone politico, che prende posizione per la Francia contro l’asse Madrid-Vienna, affermando la necessità di mantenere un equilibrio in Europa al fine garantire ai saggi la possibilità di pensare liberamente. L’idea dei Ragguagli è che gli antichi siano i più preziosi aiuti dei moderni nella lotta politica per la libertà dello spirito, e che i moderni siano i migliori lettori degli antichi: Boccalini indica nell’antichità la prima risorsa del pensiero moderno, anche in merito alle gravi questioni contemporanee. La fecondità dei Ragguagli fu straordinaria: i primi giornali europei settecenteschi si intitolarono a Mercurio, come il Mercure de France e il Mercure galant. Durante la querelle francese apparve poi un numero considerevole di opere costruite sullo stesso modello, come Le voyage de Mercure di Antoine Furetière o Le Parnasse Réformé di Gabriele Guéret. Uno dei più grandi progetti artistici degli ultimi anni del regno di Luigi XIV fu la costruzione incompiuta, ma che ha lasciato tracce (statue, disegni, libri), a Versailles, di un Parnaso con Apollo rappresentato con i tratti di Luigi XIV; le muse nelle vesti di scrittrici francesi del Seicento (come Madame de Scudéry e Madame de la Fayette); e un senato composto da artisti come Molière. Il Parnaso moderno è tutto francese, ma mantiene la struttura allegorica classica.
La visione di Boccalini è vicina a quella di Montaigne: c’è una differenza ontologica tra antichi e moderni, perché gli antichi erano più vicini alla verità e alla bellezza e alla bontà dei moderni. Boccalini afferma l’idea che la grandezza d’animo, virtù descritta da Aristotele nell’Etica Nicomachea e rappresentata da Omero nell’azione dell’Iliade, sia molto più rara nei tempi recenti che nell’antichità. Con il passaggio a un altro tipo di morale, i moderni si sono legati al comico più che all’epico o al tragico, il cui vero principio è la grandezza d’animo. Tutto il problema dello statuto delle epopee di Ariosto e Tasso va dunque posto in questi termini, che Fumaroli rintraccia anche nei Pensieri di Tassoni. Secondo quest’ultimo, le grandi epopee del Cinquecento italiano sono un ultimo sforzo per far permanere l’idea della grandezza d’animo nel mondo moderno. Anima dunque i Ragguagli un fondamentale pessimismo: il secolo che i saggi intendevano riformare appare loro una figura vuota. Lo stesso pessimismo è alla radice della visione dei moralisti francesi del Seicento. Anche la diffidenza di Boccalini verso le scienze è simile a quella di Montaigne. Di contro, i moderni rivendicano l’uso della tecnica e della conoscenza scientifica dell’universo, che rende possibile la tecnica stessa, per poi estendere questa concezione all’arte e promuovere quindi la razionalizzazione dei generi letterari.

  • Il vocabolario della République des lettres. Terminologia filosofica e storia della filosofia. Problemi di metodo. Atti del Convegno internazionale in memoria di Paul Dibon, Napoli, 17-18 maggio 1996, organizzato in collaborazione tra il Centro di Studi del CNR per il Lessico Intellettuale Europeo e l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. A cura e con una prefazione di M. Fattori, Olschki, Firenze 1997.
    Contributi di J.-R. Armogathe, G. Belgioioso, U. Berni Canani, C.T. Blackwell, R. Busa SJ, E. Canone, J.-P. Cavaillé, M. Fumaroli, T. Gregory, J. Hamesse, P. Lafon, A. Lamarra, E Lojacono, R. Palaia, L. Panizza, P. Pimpinella, G. Rees, C. Secrétan, G. Spinosa, L. Sturlese, P. Totaro, M. Veneziani, T. Verbeek.
  • Estetica barocca. Atti del Convegno internazionale tenutosi a Roma, presso l’Accademia Nazionale dei Lincei, 6-9 marzo 2002, promosso dalla Bibliotheca Hertziana (Max-Planck-Institut für Kunstgeschichte) e dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, a cura e con una presentazione di S.Schütze, Campisano, Roma 2004.
    Contributi di O. Bätschmann, A. Battistini, H. Bredekamp, C. Buci-Glucksmann, S. Carandini, M. Delbeke, P.-A. Fabre, T. Frangenberg, M. Fumaroli, K. Herding, V. Kapp, R. Lattuada, I. Lavin, S. Leopold, E. Levy, T. Montanari, M. Oberli, W. Oechslin, B. Pelegrín, S. Schütze, F. Solinas, V.I. Stoichita, M.A.Visceglia
  • Marc Fumaroli, L’umanesimo e la crisi contemporanea dell’educazione, Napoli, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, 2006
  • I Barberini e la cultura europea del Seicento. Atti del Convegno internazionale, Roma, Palazzo Barberini alle Quattro Fontane, 7-11 dicembre 2004, a cura di L. Mochi Onori, S. Schütze, F. Solinas. Presentazione di C. Strinati. Premessa di M. Fumaroli, De Luca, Roma 2007.
    Contributi di L. Arcangeli, F. Barberini, I. Barberini, M.G. Barberini, B. Barbiche, R.S. Barbiellini Amidei, P.-F. Bertrand, M. Boiteaux, S. Bruno, M. Calvesi, L. Calzona, A. Campitelli, N. Capponi, L.C. Cherubini, J.L. Colomer, I. de Conihout, J. Connors, S. du Crest, G. Curcio, E. Da Gai, M. D’Angelo, J. Delatour, D. Di Castro, R. Dobler, S. Ebert-Schifferer, B. Emich, L. Faedo, F. Gualdi, L. Guerrini, F. Hammond, J.G. Harper, I. Herklotz, E. Kieven, I. Lavin, M.A. Lavin, A. Lo Bianco, J. Mann, C. Mazzetti di Pietralata, J.M. Merz, P. Michel, L. Mochi Onori, G. Morello, M.K. Murata, A. Negro, E. Oy-Marra, C. Paoluzzi, C. Pieyre, L. Rice, E. Schettini Piazza, S. Schütze, J.B. Scott, L. Sickel, L. Simonato, F. Solinas, J.D. Stewart, C.Volpi, P.Waddy, K.Wolfe, P. Zampa
  • Francesco Fiorentino, Studi e ritratti della Rinascenza, La scuola di Pitagora, Napoli 2008
  • Francesco Fiorentino, Umanesimo e Rinascimento in Italia, La scuola di Pitagora, Napoli 2008

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