Il Papa nei giorni scorsi ha detto e fatto in sequenza due gesti che credo valga la pena d’interpretare.
Il primo è un gesto verbale: «Le regole troppo restrittive sono nocive»: ecco le sue parole. È una frase rivolta a chi era pronto a chiudere tutte le chiese per evitare contatti tra i fedeli.
Il secondo è un gesto fatto con il corpo: il Papa ha camminato in una Roma deserta raggiungendo a piedi una chiesa. Poteva andarci in automobile, e invece ha “scelto” di andarci usando il proprio corpo.
I due gesti, in questi giorni di restrizioni, si chiamano l’uno con l’altro; si direbbe che fanno ponte. E lo fanno con protagonista un pontefice, cioè un costruttore di ponti.
L’arco voltaico tra i due gesti potrebbe significare: accettiamo tutte le regole utili a proteggere noi stessi e gli altri dal virus, ma non dimentichiamoci dei nostri corpi singolari e camminanti.
Da Thoreau in poi, il camminare è stato il primo gesto della disubbidienza civile.
Si va da qui a lì con il proprio corpo; non sempre si ha una meta precisa; si esce di casa per dare aria ai pensieri, come fa Robert Walser; non ci si sottrae all’inaspettato; ed è il tempo dell’andare, la prossemica dei passi, la teoria dell’andatura, come in Balzac, che contano.
Camminare è stato un balsamo del pensiero già per i peripatetici. I pensieri che si fanno all’aria aperta e in movimento sono ben diversi da quelli che la mente produce nello spazio monadico di una stanza.
Il Covid-19 ha messo tutto in discussione. E ogni pensiero si è sciolto in un’aria tremolante di paure. E ogni cosa è stata messa in uno stop d’allarme.
Ci sono pareri discordi, e non potrebbe essere altrimenti, visto che del virus sappiamo poco e nulla.
Bisogna aspettare, stare nel ventre della Balena della propria casa. In attesa, in attesa che passi.
Il governo italiano ha preso le sue decisioni e tutti è giusto che vi si attengano.
Rimane il fatto se sia lecito camminare da soli in luoghi solitari.
Camminare non solo per andare al supermercato o in farmacia o per raggiungere un parco dove correre.
No, semplicemente camminare per il gusto di farlo. Camminare mettendo i nostri passi su quelli dei progenitori. Pensare all’aria aperta pensieri ossigenanti. Pensare oggi al difficile futuro che si vede già comparire come una serie di giorni malconci. Pensare ai sì tragici da continuare a dire alla vita.
A maggior ragione oggi che ci sentiamo un tutt’uno minacciato nei corpi dei singoli abitanti della Terra.
Il Papa ha camminato non in un film di Sorrentino, ma sui sanpietrini romani. Ha poggiato i suoi piedi sul selciato, mentre pensava che le regole troppo stringenti finiscono per diventare nocive.
Ha dato un segnale in codice. Sta a noi saperlo interpretare, che si sia credenti o meno.
I ponti della socialità oggi sono tutti infranti, bombardati dall’invisibile esercito del Covid-19 e dalle paure industriali nate di conseguenza, ma che da tempo già gozzovigliavano nelle zone più arcaiche delle nostre menti.
Il da qui a lì è in stop, semaforo rosso. E proprio adesso, e a maggior ragione, bisogna andare a lezione dai pontifex.
Lasciate che le persone possano camminare da solitari e solidali lungo la lunga notte dell’oggi!