LA CHIESA IN CUI NASCEMMO
Alcuni presbiteri lombardi chiedono
ai sanitari battezzati degli ospedali
agli altri inaccessibili
di ministrar segni d’estrema unzione
ai loro malati terminali
di polmonite epidemica.
Così nel Medioevo nel furor
delle guerre sempre ingiuste
il milite cristiano poteva
con l’elsa cruciforme della spada
benedire i compagni moribondi,
come i nemici agonizzanti,
accostandola a labbra esangui,
dicendo al fratello “Te absolvo”,
perché re, profeta e sacerdote
è per sempre l’infante al Giordano
battesimale del suo ingresso tra i vivi e
l’ora di morte quel crisma rinnova
che non ha parola che quella d’altrui.
È come se questa poesia di Francesco Nappo risalisse a contropelo – dai «presbiteri lombardi» al «milite cristiano», fino all’«infante al Giordano» – le forme e i sensi della scrittura: quelli che l’esegesi biblica distingue fra letterale, allegorico, e anagogico.
Dalla notizia di cronaca – senso letterale – si risale verso l’allegoria storica: i sanitari che negli ospedali lombardi ministrano l’estrema unzione rinvengono nei militi benedicenti del Duecento il loro paradigma.
E tuttavia, la memoria allegorica deve essere anch’essa superata in direzione della parola anagogica, e cioè della fonte di ogni memorabilità, allorché entrambe – notizia e storia, medico e milite, malato e nemico, – s’incontrano, e accommiatano, nella dizione latina Te absolvo.
«Dicendo al fratello “Te absolvo”». Colei che dice, invero, non è che la stessa parola poetica, idea di assoluzione: qualcosa che «per sempre» riporta l’estremo commiato all’«infante…battesimale». La parola esclamata nell’«ora di morte» risale a quella dell’«ingresso tra i vivi», ingresso nel linguaggio.
Francesco Nappo è nato a Napoli nel 1949. Ha pubblicato con Quodlibet Genere (1996), Requie materna (in Poesie 1979-2007), I passeri di fango (2018). È stato finalista del Premio Napoli. Hanno scritto sulla sua poesia Michele Ranchetti, Angiolo Bandinelli, Giorgio Agamben, Luca Lenzini, Emanuele Dattilo, Mario Pezzella, Alessandra Iadicicco, Stefano Crespi.