Diario della crisi

È possibile trovare le parole per esprimere lo smarrimento che proviamo, in questa sospensione del tempo attraversata da vertiginosi cambiamenti? Per dare voce all'esperienza della separazione dai nostri prossimi, che pure ci accomuna a tutti gli abitanti del pianeta? Per restituire le domande che ci poniamo, immersi in una sfera cognitiva dissonante, con la sensazione che ci sveglieremo da questo incubo in un mondo trasformato e da trasformare? Proviamo a trovare insieme queste parole.

Marta Bertolaso, Sebastiano Maffettone - Una risposta a Cacciari e Agamben

4 agosto 2021

Marta Bertolaso (Campus Biomedico), Sebastiano Maffettone (Ethos, Luiss Business School)

Una risposta a Cacciari e Agamben


Il testo di Agamben e Cacciari, datato 26 luglio 2021, esprime profonde perplessità sul modo in cui il nostro governo potrebbe imporre politiche discriminatorie in relazione al c.d. green pass. Il testo stesso è stato accolto dai media e dall’opinione pubblica prevalente con un certo scetticismo se non addirittura con fastidio e imbarazzo. Noi, che tra l’altro stiamo lavorando da tempo assieme su problemi che riguardano etica e medicina (previo un accordo di collaborazione tra Campus Biomedico e Ethos Luiss Business School), crediamo che nel menzionato appello di Agamben e Cacciari ci siano nello stesso tempo interessanti spunti di riflessione critica, controversi richiami a questioni di fatto, e un discutibile spirito polemico.

Gli aspetti su cui vale la pena riflettere, a nostro avviso, sono sostanzialmente tre. In primo luogo, quello filosofico-politico secondo il quale con policies che sostanzialmente impongono il green pass si rischia di generare una deriva autoritaria. Gli esempi proposti da Agamben e Cacciari della Cina contemporanea e ancor più della Unione Sovietica sono esagerati (Draghi non somiglia a Stalin), ma tuttavia è opportuno pensare bene prima di chiudere spazi di libertà per molti cittadini. In generale, ogni qualvolta si trasforma un principio etico come “il bene collettivo si tutela solo vaccinandosi” in una norma di legge si corre il rischio di mettere a repentaglio le libertà dei cittadini. I principi etici, infatti, nei regimi liberal-democratici si scelgono ma non si impongono. Indubbiamente, un fatto enorme come la pandemia pone in discussione una simile verità. Ma non c’è dubbio che un pensiero unico senza critiche e obiezioni è pericoloso, sempre se ci sta a cuore la libertà.

Abbiamo definito controversi i richiami a questioni di fatto sia perché la comunicazione sui dati finora è stata fallace, sia perché al momento proprio a causa della natura sperimentale della vaccinazione non è facile fare confronti tra vaccinati e non vaccinati, sulle percentuali di contagiosità e sui rischi. Soprattutto, non sono tali questioni un tema su cui Agamben e Cacciari hanno speciali competenze. È chiaro inoltre che eventuali rischi futuri dei vaccini non sono calcolabili oggi, perché oscillerebbero tra zero e infinito. Infine, è anche difficile che su questioni di fondo come queste ci possa essere una politica che vada bene globalmente senza tenere conto delle specificità locali.

Finiamo con l’intento provocatorio che indubbiamente è presente nel testo di Agamben e Cacciari, se non altro perché sono due filosofi autorevoli che si pronunciano controcorrente. Tutto sommato, provocando ci si fa notare di più e sicuramente si crea discussione pubblica (non una cattiva idea). Ma si perdono di vista due elementi non banali. Da un lato, sulla vaccinazione anti-covid sono possibili due posizioni radicali: obbligo vaccinale e libertà incondizionata. E, tutto sommato, è meglio pensare a qualcosa di intermedio, come per esempio che chi scelga di non vaccinarsi abbia dei costi. Che è poi l’idea che sta sotto l’impiego del green pass come possibilità di accedere ad attività negate a chi non ne sia in possesso. Dall’altro, siamo convinti che il perseguimento del bene comune passi attraverso uno sforzo collettivo di intesa, e non via provocazioni sia pure seriamente motivate come questa.

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