Diario della crisi

È possibile trovare le parole per esprimere lo smarrimento che proviamo, in questa sospensione del tempo attraversata da vertiginosi cambiamenti? Per dare voce all'esperienza della separazione dai nostri prossimi, che pure ci accomuna a tutti gli abitanti del pianeta? Per restituire le domande che ci poniamo, immersi in una sfera cognitiva dissonante, con la sensazione che ci sveglieremo da questo incubo in un mondo trasformato e da trasformare? Proviamo a trovare insieme queste parole.

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Socialisme ou barbarie

“Si nous posons des problèmes, c’est que nous pensons pouvoir les résoudre”

 

Quando inizia le pubblicazioni, nel 1949, il gruppo dei fondatori di Socialisme ou Barbarie[1] è già consolidato da alcuni anni di lavoro comune, iniziato nel 1946 in forma di frazione di minoranza all'interno del Partito Comunista Internazionale, sezione francese della IV Internazionale. In maniera del tutto coerente, le scelte di campo ribadite nel primo numero, con un esplicito taglio militante, sono le premesse inderogabili per “gettare le fondamenta di una futura organizzazione rivoluzionaria proletaria”, tracciando una netta linea di demarcazione nei confronti di “tutti gli

editori di riviste ‘marxiste’, ‘chiarificatrici’, ‘uomini di buona volontà’, chiacchieroni a vanvera di ogni risma” (è evidente il riferimento polemico a riviste egemoni del dibattito intellettuale in Francia come Les temps modernes, Esprit, Critique, Preuves, La nouvelle critique). Nonostante ciò Claude Lefort, tra i fondatori del gruppo, pubblicherà alcuni interventi sulla rivista di Sartre fino al 1953, quando una brutale rottura si consumerà sulle divergenze in merito ai giudizi sullo stalinismo. Lefort (i cui contributi appaiono sotto il nome di Claude Montal) e Cornelius Castoriadis (che si firma alternativamente Paul Chaulieu o Paul Cardan o Marc Noiraud), principali esponenti di S. ou B., proseguono nelle pagine della rivista una lettura dell'URSS come forma realizzata di “capitalismo burocratico”, in aperto dissenso dall'analisi dominante nel movimento trotzkista, per la quale le basi della patria della rivoluzione restano socialiste, operaie, sia pure in una forma degenerata. La rivista difenderà questo patrimonio teorico e programmatico nel corso di tutta la sua storia (40 numeri a cadenza trimestrale dal 1949 al 1965), riaffermandolo con forza alla luce di eventi rivelatori come le insurrezioni popolari in Germania Est nel 1953 (articoli di Hugo Bell, Alberto Véga e Robert Dussart nel numero 13 di gennaio-marzo 1954) e in Ungheria nel 1956 (il numero 20 di dicembre 1956-febbraio 1957 in particolare), in polemica crescente con la sinistra ufficiale e intellettuale francese. Spesso saranno presenti testi provenienti da altre componenti della sinistra comunista, bordighista  (Tesi del PCI d’Italia nel n. 12 di agosto-settembre 1953) o consiliarista (discussione tra Anton Pannekoek e Castoriadis / Chaulieu nel numero 14 di aprile 1954. Il gruppo di Socialisme ou Barbarie promuove costantemente attività di agitazione o dibattito, alle quali partecipano intellettuali, militanti di diversa provenienza nell'alveo della sinistra, come Daniel Mothé, Edgar Morin, Michel Crozier, Daniel Guérin, Serge Mallet. Nel 1958, la svolta militante: un’ala, più sensibile alla necessità di attuare più efficaci forme di intervento - Jean-François Lyotard, Pierre Souyri et Alberto Véga – fonda  il periodico Pouvoir ouvrier, mentre altri, tra cui Lefort, nello stesso anno si raccolgono intorno a Informations et liaisons ouvrières (ILO). Si apre una crisi profonda all'interno del gruppo, nelle riunioni pubbliche promosse nei primi anni '60, anche a seguito di interventi nella rivista di Castoriadis – in particolare Marxisme et théorie révolutionnaire nel n. 36 del 1964 -   che giungono a mettere in discussione la possibilità di conciliare la fedeltà al marxismo con la coerenza rivoluzionaria. Le pubblicazioni cessano con il numero di giugno 1965, mentre il gruppo, o quello che ne resta, continuerà a esistere fino al 1967.

 

[1] Il testo completo dei numeri pubblicati è accessibile online all’indirizzo http://archivesautonomies.org/IMG/pdf/soub/SouB-n01.pdfa

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