Diario della crisi

È possibile trovare le parole per esprimere lo smarrimento che proviamo, in questa sospensione del tempo attraversata da vertiginosi cambiamenti? Per dare voce all'esperienza della separazione dai nostri prossimi, che pure ci accomuna a tutti gli abitanti del pianeta? Per restituire le domande che ci poniamo, immersi in una sfera cognitiva dissonante, con la sensazione che ci sveglieremo da questo incubo in un mondo trasformato e da trasformare? Proviamo a trovare insieme queste parole.

Esprit

Changer la culture et la politique

 

Fondata e diretta da Emmanuel Mounier (1905-1950), la rivista vede la luce nel maggio 1932, con una periodicità mensile che sarà mantenuta anche nei momenti più difficili della sua  lunga storia, tuttora in corso. Il gruppo che si raccoglie intorno al futuro teorico del “personalismo” è allo stesso tempo una redazione, un gruppo di intellettuali, un movimento militante e una rete internazionale (del resto il sottotitolo iniziale è e rimane “Revue internationale”). L'intento programmatico è quello di collocarsi nel solco del pensiero di Charles Péguy, alla confluenza delle culture cattolica, socialista e repubblicana, con l'obiettivo di recuperare una dimensione identitaria che oltrepassi il quadro esclusivo di ognuna delle culture di riferimento. Il tentativo di Mounier e del suo circolo –  rompere con il “désordre établi” della società capitalista messo drammaticamente in luce dal tracollo del 1929 - è necessariamente in antitesi con l'estetismo della Nouvelle Revue Française, ma anche con gli autoritarismi fascista e comunista. Le prese di posizione di Esprit sono nette, sul piano

della politica internazionale: condanna esplicita degli accordi di Monaco – all'indomani del trattato la rivista lancia il supplemento militante bimestrale Le voltigeur, che successivamente si fonde con la rivista - adesione alla causa repubblicana nel corso della guerra di Spagna, piena consapevolezza del pericolo fascista e nazista (Emanuel Lévinas, Quelques réflexions sur la philosophie de l'hitlérisme nel 1934). Non manca una profonda attenzione al versante letterario e artistico in generale. Nel 1940 Mounier trasferisce a Lione la rivista, proseguendo le pubblicazioni con la collaborazione di Jean Lacroix, Marc Beigbeder, Hubert Beuve-Méry, futuro direttore di Le monde, contro il parere contrario di una parte della redazione. Ma il 20 agosto 1941  il regime di Vichy  ne proibisce l'uscita “a causa delle tendenze generali che essa manifesta”, probabilmente a seguito di un articolo di Beigbeder di aperta satira nei confronti del maresciallo Pétain.

La rivista sarà “rifondata” nel dicembre 1944: Mounier, reduce dall'impegno nella Resistenza, si avvale, in continuità con il passato, della collaborazione del filosofo Jean Lacroix, dello storico Henri-Irenée Marrou, mentre sopraggiungono i giovani Albert Béguin (poi direttore dal 1950 al 1957), Jean-Marie Domenach (direttore dal 1957 al 1976), Joseph Rovan, André Mandouze, Paul Thibaud (direttore dal 1977 al 1988), il grande storico del cinema André Bazin. Dal 1948 Paul Ricoeur entra nel comitato di redazione. I temi centrali affrontati e dibattuti anche aspramente all'interno della redazione saranno quelli dell'anticolonialismo (il dossier premonitore Prévenons la guerre d'Afrique du Nord esce nell'aprile 1947), le questioni sociali (fondamentali i contributi su questo tema di Georges Gurvitch), lo stalinismo (nel 1949 François Fejtö pubblicherà un fondamentale articolo sui processi staliniani), il maggio 1968 (in cui si vedrà una crisi dei miti rivoluzionari del passato e della stessa civilizzazione), il dibattito filosofico e culturale in genere (prese di distanza dallo strutturalismo, da Foucault, da Lacan, dalla rivista Les temps modernes) Progressivamente, anche grazie all'arrivo tra i collaboratori di alcuni ex-Socialisme ou Barbarie (Claude Lefort, Cornelius Castoriadis, Daniel Mothé) si afferma il tema della critica del totalitarismo dei paesi dell'Est. Numerosi i dossier a tema, fra cui quelli su Hannah Arendt, Paul Ricoeur, Maurice Merleau-Ponty. La rivista continua a pubblicare numeri unici dalla portata anche pedagogica su questioni centrali di attualità politico-sociale. Tra i collaboratori e artefici più importanti, oltre quelli già citati, Denis de Rougemont, Michel Crozier, Olivier Mongin – attuale direttore - Michel Winock.

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