Nella seconda lezione del seminario, Bodei prosegue nella contestualizzazione della percezione comune circa l’attenuarsi del senso storico nel mondo contemporaneo, offrendo la propria ipotesi interpretativa del fenomeno. Tale presunta mancanza nell’età contemporanea, ravvisabile in una attenzione al presente che condanna ogni ideologia, utopia, narrazione quale che sia, altro non sarebbe che il sintomo di un cambiamento nei criteri di selezione attraverso i quali gli eventi vengono selezionati, e di conseguenza conservati, nella memoria collettiva. Che tali criteri cambino lo si vede agilmente nello sviluppo delle utopie, che da altrove geografico si trasformano, a partire da L.-S. Mercier, in termine ad quem della storia. La commistione tra storia e utopia ha due esiti speculativi possibili: la storia assume un senso auspicato e persino una direzione probabile, ma non necessitante (modello Condorcet); il senso della storia prevarrà sugli sforzi degli uomini, i quali al più possono accelerare le doglie del mondo, lo scoppio delle rivoluzioni (modello Fichte-Marx). Oggi, sostiene Bodei, è venuta meno l’idea che la storia abbia una direzione privilegiata: viviamo in uno strabismo prospettico, nel quale al massimo della globalizzazione corrisponde l’accentuata tendenza delle culture alla divergenza. All’unico protagonista della storia si sostituisce allora una polifonia, di herderiana memoria, di particolarismi e culture, il cui rischio principale è quello della chiusura nel nazionalismo aggressivo e intollerante.
Luigi Firpo, L’utopia nel Rinascimento da Moro a Campanella, 26-28 febbraio, 5-6 marzo 1981
Lezione del 26 febbraio
Lezione del 27 febbraio
Lezione del 28 febbraio
Lezione del 5 marzo
Lezione del 6 marzo