Masullo propone in questo seminario una disamina della regola aurea, partendo dalla distinzione greca tra ordine naturale e ordine morale. Prendendo le mosse dal confronto tra il frammento B1 di Parmenide e il frammento B19 di Eraclito, Masullo mostra come la categoria morale e pratica della pena, intesa come giustizia riparatrice, si insinua all’interno della trasformazione naturale, la cui categoria principale è il tempo. Ne segue l’instaurarsi di un ordine morale, ossia di un sistema istituito di regole, necessariamente iscritto nella naturalità, dunque a sua volta soggetto al tempo, ma che tuttavia ne diverge. Tale ordine para-naturale si distingue a sua volta dall’eticità, che non è un ordine, ma una scelta o decisione a partire dalla quale lo stesso darsi di un ordine morale diventa possibile. È dalla fuoriuscita dall’ordine che la vita è possibile, è nell’invenzione etica che si dà l’originarietà. Questo non significa però che l’eticità sia priva di limiti: ogni decisione etica ha infatti la propria determinatezza, solo che tale limite non è costituito dall’ordine pre-esistente ma è intrinseco. Enunciare la regola aurea, “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te stesso”, significa entrare nell’orizzonte dell’eticità, ovvero sfuggire alle strettoie della temporalità.
- Hans-Georg Gadamer, Hegel e Eraclito, 15 gennaio 1983
- Antonio Gargano, Eraclito, 5 novembre 1993
- Massimiliano Biscuso, Identità e contraddizione in Parmenide e in Platone, 29 settembre 2017
- Antonio Gargano, Da Talete a Parmenide, 29 novembre 2013
- Antonio Gargano, Parmenide, 1° dicembre 1994
- Eckhard Kessler, La filosofia morale come prima philosophia, 28 marzo-1° aprile 1989