Archivio delle attività

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Franco Chiereghin - Le aporie dell'agire e le condizioni di una vita buona (2/4)

Seconda lezione
Napoli, 30 maggio 1995
L’esercizio della libertà tra persona e impersonale

 

L’analisi terminologica del concetto di persona permette di apprezzarne la pluralità semantica, che oscilla da maschera a volto, da carattere a hypostasis. È con Cicerone che gli elementi essenziali della vita morale dell’uomo iniziano a ruotare intorno al concetto di persona, generando una singolare proliferazione non solo di ruoli, ma anche di funzioni connesse al rapporto con se stesso. Se la speculazione contemporanea tende a pensare la persona, e di conseguenza il soggetto, come maschera da dismettere in favore del riconoscimento dei processi oggettivi, questo accade per Chiereghin non da ultimo per la dismissione post-ciceroniana dei significati etici del termine, sopravvissuto attraverso l’uso forense e nei manuali di retorica. Similmente, l’impersonale sottintende una pluralità di sfaccettature, kantianamente esprimibili secondo la tripartizione dentro di noi, fuori di noi e dopo o sopra di noi. L’analisi dell’impersonale dentro di noi rivela un coagulo tra energia impulsiva e attività noetica, condizione necessaria all’azione; anche l’impersonale fuori di noi abbraccia in sé due aspetti, ossia l’estensione dell’energia impulsiva a una pluralità di individui, dei quali diviene il modo d’essere fondamentale, e la natura. Chiereghin insiste sull’impersonale naturale come occasione di commercio attivo tra techne e physis, a patto di agire in quella ristretta parte di cosmo all’interno della quale la persona può rendere efficaci le conoscenze acquisite su di esso. Le condizioni attraverso le quali l’attività personale dell’uomo può adattarsi all’impersonale della Natura sono legate alla salvaguardia del limite all’interno del quale la natura può raggiungere la piena attuazione delle proprie possibilità. L’impersonale dopo o sopra di noi si distingue dagli altri due perché chiama esplicitamente in campo l’esercizio della libertà, nella forma del dominio dell’alterità o della sua accoglienza. Si tratta del passaggio necessario per poter accedere alla fruizione e all'esecuzione di opere che travalicano l'individualità di chi le ha prodotte, come si rende evidente in quelle che solitamente si considerano esperienze privilegiate, come l’esecuzione musicale e la scrittura.

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