I periodici dell'Istituto

Les temps modernes

La fonction sociale de la littérature

Il primo numero, che annuncia una periodicità mensile, esce ad ottobre 1945, per le edizioni Gallimard, dopo una lunga gestazione durata almeno un anno: principali promotori i futuri  componenti del comitato di redazione,  Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Raymond Aron, Maurice Merleau-Ponty,  Albert Olivier, Jean Paulhan, Michel Leiris. Qualcuno, nelle riunioni preliminari, aveva proposto, sull'onda ancora forte delle suggestioni provocate dal libro di André Malraux, il titolo La condition humaine. Ma l'autore è ancora vivo, la sua presenza, evocata

o reale, potrebbe diventare troppo ingombrante, e questo fa accantonare l'ipotesi iniziale e preferire la citazione del capolavoro di Chaplin.  Sartre assume la direzione e affida ad una combattiva Présentation il compito di enunciare le principali linee guida che dovranno ispirare la rivista nel corso della sua storia: nessun esplicito “programma politico o sociale”, ma assunzione da parte degli intellettuali delle proprie responsabilità di fronte alla storia, con la forte “intenzione di  concorrere a produrre dei cambiamenti nella Società che ci circonda”.  Appare già chiara la struttura, articolata su studi storici  in grado di delineare, sull'esempio di Pirenne e Bloch, contro “la divisione arbitraria della storia in storie”, il quadro di un'epoca nella sua totalità, e su recensioni e segnalazioni  di libri scelti non tanto per la loro qualità letteraria ma per la loro capacità di essere “rivelatori”. Uno spazio sarà riservato a inchieste e reportages, genere letterario al quale Sartre attribuisce grande importanza ed efficacia, ispirandosi a modelli come le opere di John Reed sulla Russia rivoluzionaria e di Arthur Koestler sulla guerra civile spagnola.

Sullo sfondo rimane l'autorevole e ingombrante modello della  Nouvelle Revue Française d'anteguerra, ma il comunicato alla stampa che annuncia l'inizio delle pubblicazioni si rivolge direttamente proprio a  quelli che l'hanno più amata, e promette una rivista che “pur restando letteraria, esprima maggiormente i loro bisogni e inquietudini e tenti di rispondere alle questioni che essi si pongono”.

In polemica aperta con sperimentalismi ed estetismi, saranno pubblicati scritti teorici o letterari dello stesso Sartre (Qu'est-ce que la littérature?, pubblicato a puntate nel 1947, poi Les mains sales, Les séquestrés d’Altona) e opere di scrittori come Elio Vittorini ( Il Sempione strizza l'occhio al Fréjus), Richard Wright (Black boy), Nelson Algren (L'uomo dal braccio d'oro), Carlo  Levi (Le parole sono pietre), Italo Calvino, Leonardo Sciascia, Anna Maria Ortese, William Faulkner, Jorge Luis Borges, Miguel Angel Asturias, Raymond Queneau, Alberto Moravia, Boris Vian, Jean Genet, Samuel Beckett. Oltre che sulle tematiche  più specificamente culturali (Littératures, Livre de poche, Problèmes du structuralisme, Georges Bataille), la rivista ha pubblicato numerosi dossier o numeri monografici sull'attualità politica e sociale francese e internazionale: l'Algeria, il Vietnam, in generale l'anticolonialismo degli anni '50 e '60, la crisi del Medio Oriente (un ponderoso numero monografico Le conflit israélo-arabe nel 1967 con interventi di scrittori e intellettuali arabi e israeliani). Negli anni ’50 Les temps modernes darà la sua lettura critica dei regimi dei paesi dell’est europeo, attraverso testimonianze e analisi dettate dagli eventi legati alle rivolte operaie in Germania Est, Ungheria, Polonia (La révolte de Hongrie e Le socialisme polonais tra 1956 e 1957). In quegli anni la rivista parteciperà attivamente, in prima linea, allo scontro con il potere politico e militare francese sulla questione della decolonizzazione algerina, subendo il sequestro del numero 142 del dicembre 1957, in cui era apparso un articolo di Raffaello Uboldi sulla resistenza algerina. La stessa misura colpisce anche il numero167/68 per la pubblicazione di articoli dell’avvocato Jacques Vergès in cui si denunciano torture e processi sommari in Algeria. Il livello più alto di scontro si raggiungerà con la pubblicazione di un numero speciale aperto da due pagine polemicamente bianche che avrebbero dovuto contenere il documento “Déclaration sur le droit d’insoumission dans la guerre d’Algérie”, seguite dall’elenco dei firmatari.

Gli anni '60, '70 e '80 vedranno TM partecipare, con testimonianze, prese di posizione, cronache dall'interno dei movimenti operai e studenteschi in Europa e nel mondo, all'emergere dei nuovi fermenti ideologici nell'area della sinistra provenienti da Cuba, dalla Cina. Molti anche i numeri monografici dedicati ai due fondatori (Temoins de Sartre nel 1990, Notre Sartre nel 2005).

“Facciamo appello a tutte le buone volontà”: oltre gli scrittori e collaboratori già citati, la rivista è riuscita ad attrarre, con un apporto più o meno costante, personalità diverse, stretti collaboratori come André Gorz, Francis Jeanson, Jean-Bertrand Pontalis,  ma anche figure intellettuali non perfettamente omogenee con la “linea” della rivista come Claude Lefort, Daniel Guérin, Isaac Deutscher, Maximilien Rubel, Henri Lefebvre.

La rivista è riuscita a sopravvivere alla scomparsa dei suoi due principali fondatori, Sartre nel 1980 e Simone de Beauvoir nel 1986. Attualmente l'editore è di nuovo, dopo un lungo intervallo protrattosi dal 1948 al 1985, Gallimard, il direttore, a partire dal 1986, Claude Lanzmann, entrato nel corpo redazionale già nel 1953, e la periodicità è diventata, dal 1994, bimestrale.

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