Archivio delle attività

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Quinta lezione
Napoli, 19 giugno 1987
Contraddizione e dialettica nella logica contemporanea

Cosa resta del metodo dialettico e della contraddizione nella logica odierna? Ci sono stati tentativi di rivalutare il metodo dialettico e in questo caso, in che termini? Il punto di partenza per un’analisi del dibattito contemporaneo è l’articolo di Karl Popper, “Che cos’è la dialettica?”. Esso ha il merito, secondo Enrico Berti, di aver posto il problema della contraddizione su un piano rigorosamente logico. La tesi di Popper è che l’accettazione della contraddizione all’interno di qualsiasi teoria porterebbe alla banalizzazione della teoria stessa, in quanto qualsiasi proposizione potrebbe essere dedotta e la teoria non potrebbe più discriminare tra proposizioni vere e false.
L’argomentazione di Berti prosegue con l’analisi dei diversi tentativi di superare l’obiezione di Popper da parte dei sostenitori della dialettica. Questi tentativi si dividono in due macro-gruppi: le scuole che mettono in discussione il principio di non-contraddizione e quelle che invece mettono in discussione il principio del terzo escluso.
Al primo gruppo appartengono le logiche paraconsistenti, riassunte da Diego Marconi nella sua antologia Formalizzazione della dialettica. Le logiche paraconsistenti sono sistemi di logica formale che, sulla scia dell’esperimento hegeliano, ambiscono a rivalutare il ruolo della contraddizione nella struttura della realtà. Berti brevemente analizza i contributi delle scuole polacca (Jan Łukasiewicz e Stanisław Jaśkowski), brasiliana (Newton da Costa) e australiana (Richard Routley e Robert K. Meyer). Secondo Berti questo primo tentativo fallisce, in quanto le logiche paraconsistenti non riescono a formalizzare la necessità della contraddizione e continuano a regolarsi sul principio di non-contraddizione. La lezione prosegue con l’analisi del tentativo di Ludovico Geymonat, nell’ambito della filosofia della scienza, di dimostrare che le contraddizioni non sono vere e proprie contraddizioni logiche.
Berti infine considera la messa in discussione dell’altro principio cruciale per la dialettica classica, il principio del terzo escluso. La critica del principio del terzo escluso, anch’essa fallimentare, è stato condotta dalle scuole della matematica intuizionistica, in particolare da Luitzen Egbertus Jan Brouwer, e della logica intuizionistica, in particolare da Arend Heyting (scolaro di Brouwer).
Il fallimento di tutti questi esperimenti è, secondo Berti, sintomatico di una tendenza generale alla riscoperta e al recupero della dialettica, nel senso classico del termine, nel pensiero contemporaneo. La dialettica classica, infatti, ha il pregio di funzionare in quegli ambiti, come la razionalità pratica, etica, politica e il diritto, che non si lasciano ricondurre agevolmente alla classica logica formale.

  • Dialettica. Tradizioni, problemi, sviluppi, a cura di A. Burgio, Quodlibet, Macerata 2007.
    Contributi di A. Burgio, G. Cambiano, F. Cerrato, F. Cimatti, C. De Pascale, R. Fineschi, F.Frosini, C.G. Garfagnini, F. Mignini, G. Oldrini, R. Rodeschini, N. Tertullian, A. Tosel, F. Vidoni

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