Prima lezione
Napoli, 15 gennaio 2007
La regola aurea come traccia etica nelle morali
Masullo propone in questo seminario una disamina della regola aurea, partendo dalla distinzione greca tra ordine naturale e ordine morale. Prendendo le mosse dal confronto tra il frammento B1 di Parmenide e il frammento B19 di Eraclito, Masullo mostra come la categoria morale e pratica della pena, intesa come giustizia riparatrice, si insinua all’interno della trasformazione naturale, la cui categoria principale è il tempo. Ne segue l’instaurarsi di un ordine morale, ossia di un sistema istituito di regole, necessariamente iscritto nella naturalità, dunque a sua volta soggetto al tempo, ma che tuttavia ne diverge. Tale ordine para-naturale si distingue a sua volta dall’eticità, che non è un ordine, ma una scelta o decisione a partire dalla quale lo stesso darsi di un ordine morale diventa possibile. È dalla fuoriuscita dall’ordine che la vita è possibile, è nell’invenzione etica che si dà l’originarietà. Questo non significa però che l’eticità sia priva di limiti: ogni decisione etica ha infatti la propria determinatezza, solo che tale limite non è costituito dall’ordine pre-esistente ma è intrinseco. Enunciare la regola aurea, “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te stesso”, significa entrare nell’orizzonte dell’eticità, ovvero sfuggire alle strettoie della temporalità.
- Hans-Georg Gadamer, Hegel e Eraclito, 15 gennaio 1983
- Antonio Gargano, Eraclito, 5 novembre 1993
- Massimiliano Biscuso, Identità e contraddizione in Parmenide e in Platone, 29 settembre 2017
- Antonio Gargano, Da Talete a Parmenide, 29 novembre 2013
- Antonio Gargano, Parmenide, 1° dicembre 1994
- Eckhard Kessler, La filosofia morale come prima philosophia, 28 marzo-1° aprile 1989